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"Il dramma del nostro nemico"

Israeliani e palestinesi insieme a Yad Vashem

Il quotidiano israeliano Haaretz ha accompagnato un gruppo di israeliani e di palestinesi che hanno visitato assieme il Memoriale della Shoah di Gerusalemme. La guida era Yehuda Yarin, che di solito accompagna gli ebrei israeliani a visitare Auschwitz

Stavolta affronta due tipi di pubblico: gli ebrei israeliani che hanno già una conoscenza più o meno indiretta dell'Olocausto e i palestinesi che a volte conoscono la tragedia degli ebrei sotto il nazismo, a volte invece non ne hanno mai sentito parlare. 


Questi ultimi possono porre ogni tipo di domande. Ad esempio chiedono: "Einstein era ebreo?";"Se gli ebrei erano assimilati e affermati, perché i tedeschi cominciarono a vederli come dei nemici?"; "Come mai i sovietici non li aiutarono?". E ancora: "Perché l'Occidente non volle accogliere i rifugiati ebrei dopo la guerra?". 


Empatia e comprensione


La visita congiunta si chiama Tyhul-Rihla, dai nomi della parola "viaggio" in ebraico e arabo. È importante, perché spesso in Israele non ci si aspetta che i palestinesi studino la Shoah a scuola, si rechino in visita a Yad Vashem e provino empatia con gli ebrei invece di negare i crimini nazisti.


Anche alcuni leader dell'Autorità palestinese si sono resi conto dell'importanza di conoscere la Shoah. L'esperto consulente di Mahmoud Abbas Ziad al-Bandak ha sfidato la furia di Hamas per recarsi ad Auschwitz ed esprimere comprensione per il dolore del nemico. 


Khaled Mahamid


Khaled Mahamid è un palestinese israeliano che ha avuto il coraggio di guardare negli occhi la gorgone nazista, una realtà totalmente asimmetrica dove gli ebrei non erano nemici dei tedeschi, ma furono da loro sterminati con la violenza e lo zelo propri di un apparato statale che non conosceva (quasi) crepe. 


Ha fondato pagando di tasca propria l'unico Museo della Shoah esistente a Nazareth e gira la West Bank per far conoscere ai compatrioti le tragiche vicende che colpirono gli ebrei. Parenti e amici gli hanno tolto la parola, ma lui prosegue con determinazione. Lo fa per aiutare i palestinesi a "costruire una storia condivisa" con il popolo nemico. 


Esporsi alle argomentazioni dell'altro


Il giornalista di Haaretz Khaled Diab rileva che questo "è proprio l'argomento sollevato dalla Tyhul-Rihla. L'idea alla base di queste iniziative è di esporre ognuna delle parti alle narrazioni dell'altra, e avere un serio dialogo a questo proposito".


Finora ci sono state tre visite congiunte: due in Israele e una sulla West Bank. I partecipanti preparano ora una visita ai territori. I palestinesi cercano di spiegare agli ebrei israeliani la Nakba, il loro termine per descrivere il trauma dell'esodo dalla Palestina dopo il 1948. Lamentano la mancanza di un museo dedicato a questo aspetto della loro esperienza. Alcuni di loro vorrebbero invitare i compagni di viaggio ebrei a una visita nei campi profughi. 

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