Giro di vite sui media in Giordania: re Abdullah II ha approvato una norma che introduce la licenza governativa per tutte le
"pubblicazioni elettroniche".
Le autorità potranno chiudere o censurare le pagine on-line e i proprietari dei siti web saranno ritenuti responsabili dei commenti postati dagli utenti. Il Ministero della Cultura, in particolare, non avrà bisogno di fornire spiegazioni né
di esibire ordinanze giudiziarie per bloccare siti ritenuti fuori legge.
Non si sono fatte attendere aspre critiche al governo, accusato di voler intimidire gli oppositori e soffocare la libertà di espressione on-line con una legge tanto vaga nel definire la cosiddetta "pubblicazione elettronica". Nel provvedimento, infatti, si parla di " sito elttronico su internet con un indirizzo fisso che offre servizi di pubblicazione".
Human Rights Watch, scrive The Guardian, ha bollato la norma come una "interferenza arbitraria nel diritto alla libertà di espressione", giudicando insensate le restrizioni sui contenuti e sui commenti. "Obbligare i gestori dei siti a controllare la veridicità dei commenti - hanno fatto sapere da HRW - è una restrizione non valida della libertà di parola, che include anche la libertà di fare affermazioni non comprovate o false".
Associated Press ha stimato che circa 400 siti giordani potrebbero essere colpiti da questa nuova legge.