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Regimi dal volto disumano

quando il comunismo non si evolve

Il 7 ottobre anniversario dell'assassinio di Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa nell'androne di casa sua a Mosca nel 2006 per aver denunciato le torture e violenze perpetrate da ambo le parti della guerra in Cecenia. Il regime di Putin, che cerca di accreditare un'immagine moderna del Paese anche sponsorizzando manifestazioni di "rinascita religiosa", in realtà non si affranca dal suo passato totalitario. Finora nonostante l'intento dichiarato ufficialmente di punire i colpevoli, la magistratura russa si è dimostrata asservita al potere politico e incapace di reprimere i veri mandanti dell'omicidio. 

Il caso che ha fatto più scalpore di recente è il processo alle tre cantanti punk Pussy Riot, la cui udienza d'appello è stata rimandata al 10 ottobre. Le ragazze sono state condannate a due anni di lavori forzati per avere inscenato una preghiera canora per le dimissioni del Presidente all'interno di una delle chiese più importanti di Mosca. La Chiesa ortodossa ha dichiarato che potrebbe schierarsi a favore di un giudizio clemente qualora le giovani, condannate per "atti vandalici motivati da odio religioso", mostrassero segni di ravvedimento. Questo è un altro segno inequivocabile di quella commistione tra affari politici e religiosi che era tipica dell'URSS. 


Collaborare con enti stranieri è "tradimento" in Russia


Una legge approvata in prima lettura dal Parlamento russo definisce  "tradimento" "la fornitura di aiuti finanziari e tecnici, consulenze o altro a organizzazioni o Stati stranieri... diretta contro la sicurezza dello Stato, comprendente il suo ordine costituzionale, la sua sovranità e la sua integrità territoriale". È così che alla fine di settembre i cooperanti dell'Ente americano per gli aiuti allo sviluppo USaid, in quanto "agenti stranieri", sono stati cacciati da Mosca.  


La Russia è un Paese da più parti definito come "in transizione" per la sua economia in crescita. Lo stesso dicasi per la Cina e per Cuba che, se rimane povera, è tuttavia per molti una specie di paradiso dove ormai sono ammesse forme di iniziativa privata e chi protesta dev'essere per forza manifestamente intento a voler fare sprofondare L'Avana nel sottosviluppo. La realtà è più complessa: sono tutti Paesi passati direttamente dall'autocrazia al comunismo senza esperienze significative di democrazia. 


Repressione a Pechino e L'Avana


Lo dimostra Pechino, che continua ad attaccare la minoranza uighura. Si tratta di popolazioni di confine di origine turca e di fede musulmana, colpevoli di abitare zone strategiche, tra cui lo Xinjiang, e di non essere atei come il regime esigerebbe. La persecuzione, che data da prima dell'emergere del grande tema internazionale della "lotta al terrorismo", è stata denunciata il 1° ottobre nel corso di una Conferenza internazionale al Parlamento regionale della Baviera. Secondo il Partito radicale a cui la leader uighura Rebya Kadeer è iscritta da quando fu espulsa dalla Cina, i cinesi compirebbero addirittura deportazioni di cittadini uighuri. 


Infine c'è il caso di Cuba. Uscito dal regime di Batista, il piccolo Paese caraibico ha conosciuto una repressione vista in molti film, ma ancora poco conosciuta e accettata tra gli intellettuali europei. Si discute molto di come Raoul Castro interpreta e al contempo "modernizza" il comunismo instaurato dal fratello Fidel, ma a L'Avana in realtà si può finire in carcere per possesso di... un modem. È il caso di Alan Gross, un cittadino americano che sta scontando 15 anni in un luogo segreto del Paese comunista (qualcuno dice una prigione, altri vociferano di un ospedale militare) per aver importato non ben specificato "materiale per connettersi a Internet". 


I Paesi comunisti hanno sempre vantato i progressi sociali e tecnici del loro sistema. Nel 2012 tuttavia la loro credibilità rischia di essere minata da un semplice cavo di rete. Un cavo che rischia di costare la vita a Gross, malato di cancro che langue in carcere e non viene curato.

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