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L'incubo del sindaco serbo

attesi risultati delle elezioni a Srebrenica

A più di ventiquattro ore dalle elezioni amministrative tenutesi domenica 7 ottobre in Bosnia Erzegovina, ancora non si conoscono i risultati definitivi del voto a Srebrenica.
In base agli ultimi aggiornamenti della Commissione centrale elettorale, dopo lo scrutinio dell'88% dei seggi risulta in vantaggio il candidato serbo, Vesna Kocevic, che ha ottenuto il 45,75% dei voti. Sarebbe quindi sconfitto il candidato musulmano Camil Durakovic, sindaco uscente e in corsa per un secondo mandato, fermo al 37,28%.

Elezioni discusse e preoccupanti per Srebrenica. Il 27 gennaio 2012 la Commissione elettorale della Bosnia Erzegovina aveva scatenato le polemiche annunciando la decisione di non estendere alle future elezioni il regolamento speciale che consentiva la partecipazione al voto a tutti coloro che fossero iscritti alle liste elettorali del 1991, quando ancora non era scoppiato il conflitto nel Paese e tutta la popolazione viveva a Srebrenica, anche se non più residenti nella città.

Tale deroga era stata istituita nel 2008 e rispondeva all'esigenza di coloro che erano dovuti fuggire a causa del massacro. L'entità del fenomeno è di vasta portata. Basti pensare che prima della guerra a Srebrenica vi erano 36.666 abitanti, di cui circa 28.000 bosgnacchi (cioè bosniaci musulmani), mentre ora nella città risiedono all'incirca 7.000 persone, per metà serbe e per metà bosgnacche. Dopo il massacro di Srebrenica, in cui le truppe serbe trucidarono oltre 8mila civili musulmani e anziani, donne e bambini furono deportati, molti sopravvissuti bosgnacchi non tornarono nella città, parte della Repubblica Srpska, a maggioranza serba.

La deroga elettorale aveva negli scorsi anni permesso l'elezione di un sindaco musulmano, oggi sostituito dal suo vice Camil Durakovic. La decisione della Commissione elettorale ha fatto scattare una campagna di registrazione alle liste elettorali da parte dei musulmani, secondo cui la possibile vittoria di un sindaco serbo sarebbe stata "l'ultima tappa del genocidio".

La preoccupazione era generata da alcune dichiarazioni del presidente serbo Nikolic, riprese dalla coalizione di partiti serbi guidata da Kocevic, secondo cui "Srebrenica non fu genocidio". Lo stesso presidente della Repubblica Srpska Milorad Dodik ha appoggiato questa posizione, negando durante un comizio il massacro del 1995.

E se Durakovic sosteneva di non voler nemmeno immaginare l'ipotesi di un sindaco serbo nella città, ora è l'intera comunità internazionale a puntare i riflettori su queste elezioni, guardando anche ai processi a Karadzic e Mladic, attualmente ancora in corso al Tribunale speciale per la ex Jugoslavia.

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