Un colpo di fucile, una foto sbagliata. Due vite rubate. Quella di Neda Agha Soltan, uccisa durante le manifestazioni contro l'esito sospetto delle elezioni che avevano confermato Ahmadinejad alla guida dell'Iran nel 2009. E quella di Neda Soltani, professoressa unversitaria iraniana di 29 anni.
Ad accomunarle un giorno e un volto. È il 20 giugno 2009, e Neda Soltan
viene assassinata per le vie di Teheran. Le immagini della sua morte
vengono diffuse in tutto il mondo grazie a un video ripreso da un medico
con un telefonino. Neda diventa il simbolo della rivolta.
Quello stesso giorno inizia l'incubo di Neda Soltani. Il regime ha vietato da giorni la presenza di media nel Paese. I giornalisti cercano sui social network una foto della giovane uccisa. L'immagine che trovano è però della professoressa Soltani, che da quel momento appare in ogni telegiornale del globo come vittima delle violenze dei regime iraniano.
La vita della donna è sconvolta da questo errore. Come lei stessa racconta ad Andrea Malaguti su La Stampa:
La polizia segreta venne a casa mia. Mi dissero che dovevo mostrarmi al mondo. Dire che Neda ero io. Che le immagini del filmato erano un complotto contro il regime. Amavo l'Iran, ma mi rifiutai. Così mi minacciarono.
Neda perde tutto in seguito a questo episodio e decide di lasciare il paese perchè accusata di tradimento, reato per cui è prevista la pena di morte. Si rifugia a Francoforte, chiede asilo politico e viene condotta in un campo:
La mia vita non era più mia. Per l'intero pianeta il volto di Neda era il mio.
Oggi Neda Soltani insegna in una università americana, e ha affidato la sua storia al libro My stolen face.