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Solidarietà ad Habib Kazdaghli

dalle Università Europee

Il suo nome è entrato nelle notizie di cronaca in seguito alle manifestazioni di studenti ultraconservatori davanti alle università tunisine. La richiesta dei giovani era quella di vedere garantito il diritto di indossare il niqab, il tradizionale velo integrale islamico, e di avere all'interno della struttura scolastica un'aula per la preghiera.

Habib Kazdaghli, preside della Facoltà di Lettere di Manouba, aveva risposto con un deciso no a queste richieste, chiedendo agli studenti un maggiore sforzo di integrazione nel pluralismo universitario, necessario dopo l'acuirsi delle tensioni che hanno seguito le rivolte della primavera araba. La cacciata di Ben Ali ha infatti favorito l'avanzare dei gruppi islamici più estremisti, e all'interno della società tunisina si è aperto un importante movimento di protesta femminile per rivendicare diritti ormai acquisiti da decenni che rischiavano di essere cancellati da modifiche costituzionali dettate da precetti islamici.

A Kazdaghli non è bastato un parziale consenso alle richieste di questi studenti, ovvero il permesso di portare il velo a eccezione dei momenti di lezione o di esame, per poter continuare il suo processo di integrazione giovanile. Il preside, testimone di libertà religiosa e di pensiero, ha trovato diversi ostacoli sul suo cammino.

Per mesi è stato costretto a lavorare nella sua utilitaria, in quanto i manifestanti gli impedivano l'ingresso in università. Tornato nel suo ufficio, ha visto crescere la tensione nei suoi confronti fino all'episodio che ha segnato la sua carriera. Nello scorso marzo alcune ragazze in niqab hanno fatto irruzione nel suo ufficio e lo hanno saccheggiato. Kazdaghli ha denunciato il fatto alla guardia nazionale, ma è passato così da vittima a colpevole, accusato di aver schiaffeggiato una delle studentesse.

Con questa accusa Kazdaghli rischiava la condanna a 15 giorni di carcere. Il Tribunale di Manouba ha però stravolto le imputazioni, trasformandole da aggressione a violenza nell'esercizio delle funzioni di pubblico ufficiale. Ora il preside rischia 5 anni di prigione.

In favore di questa figura, profeta di una Tunisia libera e plurale, si sono mobilitati professori universitari di tutta Europa, attraverso petizioni e iniziative di solidarietà.

31 ottobre 2012

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