L'accusa chiedeva "almeno 20 anni di reclusione", la Corte dell'Aja l'ha assolto per sei capi d'imputazioni concernenti crimini di guerra compiuti dai kosovari nel "campo di internamento improvvisato" (la definizione è di Osservatorio Balcani) di Jablanica: Ramush Haradinaj che comandava l'UCK non ha commesso il fatto.
Cadono dunque anche le ultime delle 37 accuse (comprendenti maltrattamenti, deportazione, stupro, imprigionamento illegale, tortura, omicidio e sequestro di persona) che erano state rivolte al leader kosovaro nel 2005, quand'era Primo Ministro della Repubblica del Kosovo. L'uomo si era dimesso e consegnato volontariamente al Tribunale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia. Nel 2008 era stato assolto, ma la Corte due anni dopo aveva disposto un riesame limitatamente a quanto avvenuto a Jablanica.
I giudici hanno motivato la nuova assoluzione con "l'incapacità della Corte di assicurare le deposizioni di alcuni testimoni". Un teste chiave si era rifiutato di deporre in prima istanza e un altro era stato dichiarato "non credibile". Si sospetta che abbiano subito gravi intimidazioni.
Soddisfatti molti kosovari, per i quali Haradinaj è un eroe. In Serbia invece la sentenza di non colpevolezza è stata accolta con perplessità. "È un serio ostacolo sulla strada della riconciliazione nella regione’’, ha detto il portavoce del governo Milivoje Mihajlovic. ‘’Il dialogo tuttavia - ha aggiunto - deve continuare, poiché solo con il dialogo si puo’ garantire una vita migliore e piu’ sicura ai serbi del Kosovo".