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Apriamo la mente ai nostri bambini

un'occasione da non perdere

di Emanuela Bellotti, insegnante dell'IC. Fino Mornasco


La prima Giornata europea dei Giusti è un’occasione imperdibile per far riflettere i nostri ragazzi. In una generazione di giovani di cui lamentiamo l’immaturità, dobbiamo sentirci chiamati a dar senso, a valorizzare esperienze di vita, a promuovere esempi di responsabilità e di umanizzazione. La creazione di questo nuovo appuntamento della memoria è un valore aggiunto di arricchimento culturale che i docenti, in quanto educatori, sono chiamati a sostenere ed alimentare.

È lecito chiedersi se sia possibile e come presentare questo evento ai più giovani.

Lo svolgersi dei curricoli scolastici in realzione alla storia, come disciplina, si sviluppa a partire dalla formazione della terra fino ai giorni nostri su un arco scolastico cha va dai 7 ai 14 anni. Si ritiene che fino agli 11 anni circa sia difficile proporre ai bambini concetti di economia, politica e relazione perché ancora non maturi per comprenderli. Per spiegare il concetto di Giusto occorre rifarsi a queste strutture base.
Ma non per questo motivo si deve rinunciare. Ascoltando e leggendo la vita dei protagonisti e di coloro che le traducono per noi, si possono trovare elementi di semplificazione utili.

In primo luogo chi è un Giusto.

Oppositori, ribelli, testardi e coraggiosi che hanno messo a repentaglio la propria vita per chi era in pericolo. Persone che coscientemente e responsabilmente non si sono lasciati sopraffare dalle emozioni, dalla paura, dall’opportunità o dalla visibilità di un gesto, ma  hanno visto il dolore dell’altro, sono entrati in relazione con la sofferenza dell’altro e con un moto profondo dell’animo si sono fatti voce di coloro che voce non avevano più.

Le relazioni nate in situazioni di sofferenza creano legami profondi e stabili, dei quali i nostri bambini hanno poca esperienza. Il mondo degli adulti evita ai piccoli il contatto con la sofferenza, la censura perché crede in questo modo di preservare il bambino da esperienze destabilizzanti. Si dimentica così che sarebbe meglio preparare i futuri giovani a questo aspetto inevitabile della vita. È una questione di prevenzione, come ricorda Gabriele Nissim (presidente del Comitato Foresta dei Giusti, che ha avuto con Ulianova Radice l’idea di questa giornata europea e insieme si sono tanto spesi per concretizzarla).
Il Giusto Janusz Korczak, maestro dell’orfanotrofio ebraico del ghetto di Varsavia, preparò i bambini ebrei alla morte alla quale erano destinati. Fece un’opera di alto valore pedagogico e di concreto sostegno psicologico. Questi bambini insieme a Korcazk marciarono verso il treno che li avrebbe portati a Treblinka in una marcia organizzata, una muta protesta che urlava la consapevolezza, la dignità di quell’uomo che lo stolto voleva eliminare.
Ivan Havel in Václav Havel, mio fratello (www.gariwo.net), concorre al riconoscimento delle caratteristiche dei Giusti affermando quanto segue. “Io credo che giusto sia colui che è capace di guardare oltre i dettagli, che abbia dentro di sé il senso del bene e del male e che, posto di fronte ad un obiettivo giusto, non retrocede di fronte agli ostacoli”.

Nel mio tentativo in aula di spiegare quanto espresso, mi sono resa conto che gli alunni tendono ad estendere l’idea di Giusto ad ogni uomo che opera del bene. Occorre quindi definire il campo.

Cosa si intende per genocidi.

Secondo la definizione adottata dall'ONU, per genocidio si intendono "Gli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso".

Eventi di questo tipo sono stati numerosi nella storia della nostra umanità e ancora si ripropongono, dimostrando quanto l’uomo non impari dai propri errori. Da qui nasce l’importanza di fare memoria, ma come asserisce Nissim, l’importanza della Giornata Europea dei Giusti è che “per la prima volta si è aperto un processo di condivisione delle memorie. Grazie all’istituzione di questa giornata da Milano a Praga, da Varsavia a Bruxelles, da San Pietroburgo a Sarajevo sono stati ricordati gli uomini che si sono assunti una responsabilità personale di fronte ai genocidi e ai totalitarismi.”

Riflettendo su questa frase, allora perché non accettare una definizione del campo più ampia. Un’idea di distruzione, di soppressione, di limitazione dei diritti più vicina ai bambini, per riuscire a spiegarlo loro. Forse non è tanto importante che siano ufficiali e definiti i luoghi dell’azione del Giusto, ma il suo valore di difensore. È la carica morale che questi personaggi portano con sé, è l’esempio positivo che essi esprimono, è un piano di esistenza normale, ma non banale, che è necessario ed urgente veicolare nelle generazioni più giovani.

Trovo di grande respiro la frase di Nissim: “Poiché siamo tutti deboli e mortali abbiamo sempre bisogno degli altri, per potere sormontare tutte le difficoltà della nostra esistenza. Ecco perché siamo chiamati a prenderci cura l’uno dell’altro, perché capiterà sempre nella nostra vita che qualcuno si dovrà prendere cura di noi.”

La scuola di oggi è sottoposta a due urgenze: da un lato la soddisfazione dei programmi specifici, dall’altro quanto la società vi “scarica” perché incapace di rispondere. Alla scuola è chiesto di educare i ragazzi in tutto, in una sorta di delega generale ed irrazionale. Ai docenti per fortuna è lasciato ancora un piccolo spazio di scelta rispetto ai contenuti da veicolare. Dedicare spazio al tema dei Giusti è sicuramente una scelta di valore nella formazione di uomini e cittadini futuri in grado di ascoltare gli altri, anziché di opporvisi. In grado di costruire una società di vera democrazia, di cui abbiamo tanta urgenza.

13 marzo 2013

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