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L'amnesia della memoria

Due anni di silenzio in Siria

Guernica in Aleppo, di Wissam Al Jazairy

Guernica in Aleppo, di Wissam Al Jazairy

Due anni dopo lo scoppio delle violenze in Siria, il numero delle vittime continua a crescere.
Secondo le Nazioni Unite, oltre tre milioni di siriani sono profughi nel loro stesso paese, e quasi altrettanti sono i rifugiati nei Paesi confinanti e in Nordafrica.

Amnesty International denuncia i bombardamenti indiscriminati sui civili, le torture e le sparizioni forzate dei prigionieri, le violenze dei gruppi armati di opposizione. I primi a pagarne le conseguenze sono i bambini, che faticano a trovare cibo e spesso vivono in fienili, parchi o grotte, senza servizi igienici e senza scuola.

Di seguito pubblichiamo la lettera di Shady Hamadi, scrittore e attivista siriano, sull'importanza della memoria di quanto è accaduto - e ancora accade - nel Paese.

Il 15 marzo 2011 a Dar’a, una città nella valle dell’Horan, scoppiò la rivoluzione siriana. Sono passati due anni, 80 000 morti, un milione e mezzo di rifugiati nei paesi limitrofi, ben quattro milioni di sfollati interni al paese e noi siamo ancora qui: le nostre vite continuano, imperturbabili. Questa è una lettera, differente dalle altre che a voi, cari amici, ho indirizzato nel passato. Gariwo, la foresta dei Giusti lavora per far sopravvivere la memoria, per dare spazio alle storie dei Giusti e ricordare.

Ma che cos’è oggi la memoria? La memoria ci dovrebbe dare gli strumenti adatti a comprendere gli eventi presenti, così da poter evitare il ripetersi del male. La memoria dovrebbe servire a prevenire gli eventi che potrebbero provocare un dramma. La memoria serve a ricordarsi degli altri, a preoccuparsi di loro. Eppure ci si dimentica costantemente di ricordare. Quante volte ci troviamo a celebrare le Giornate della Memoria e poi torniamo a casa e il giorno dopo tutto scorre uguale, senza aver compreso il reale significato di queste ricorrenze. La memoria dev'essere un esercizio pratico e quotidiano, per riconoscere il male nelle sue forme e imparare a non esserne indifferenti, bensì pronti a combatterlo.

La Siria, come tanti altri paesi dilaniati dal male umano, è il banco di prova per questo esercizio spirituale e concreto che molti di noi, troppi, hanno dimenticato, colti da amnesia. Pensiamo di essere a posto con la nostra coscienza, di aver fatto il nostro dovere quando ci raccogliamo nel minuto di silenzio per la commemorazione dei morti di settant’anni fa credendo che gli assassini di allora non si possano ripresentare oggi, ma non è così. Ogni quattro minuti un siriano muore. I crateri dei missili Scud, dei bombardamenti a tappeto, le fosse comuni che, forse, mai vedrete e i bambini mutilati nel nome di un Dio - il presidente Bashar al Assad - testimoniano la nostra amnesia e colpevolezza.

Un giorno, non molto lontano, la Storia griderà una sola domanda: “Perché il mondo, le società civili e i comuni cittadini sono rimasti in silenzio a guardare, disinteressati allo scempio di carne in Siria?”. Perché? Questa è la vera domanda.

15 marzo 2013

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