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Giovanni Palatucci: il Giusto, i fatti, i documenti

di Matteo Luigi Napolitano

Giovanni Palatucci

Giovanni Palatucci

In un recente articolo apparso sul Corriere della Sera, Alessandra Farkas ha sollevato ombre e dubbi sulla figura del Giusto tra le Nazioni Giovanni Palatucci.
Ecco i dubbi: Palatucci non avrebbe salvato i cinquemila ebrei che gli si attribuiscono: «Mito o truffa clamorosa? Schindler italiano o bufala?» Secondo la Farkas, un non meglio specificato «crescente coro di storici e ricercatori», ma anche vari documenti, e le parole dello stesso ex direttore del Dipartimento Giusti di Yad Vashem, Mordecai Paldiel, svelano che Palatucci non salvò più di una vita ebraica. Solo una: Elena Aschkenasy, nel 1940. Nelle parole di Paldiel, la Commissione per i Giusti di Yad Vashem «non ha rinvenuto alcuna prova né testimonianza che avesse prestato assistenza al di là di questo caso».

Vi sono poi le ombre: «Palatucci fu funzionario di pubblica sicurezza presso la Questura di Fiume dal 1937 al 1944, dove era addetto all’ufficio stranieri e si occupò dei censimenti dei cittadini ebrei sulla cui base la Prefettura applicava le leggi razziali». Ergo, si tratterebbe di un “questurino” ligio agli ordini superiori, specialmente all’applicazione delle leggi razziali, quando non zelante esecutore di ordini di deportazione, proprio in una zona che registrò il più alto tasso di ebrei italiani deportati. Palatucci «eroe ad hoc»? Archetipo di quello che Simon Levis Sullam (altra fonte della Farkas) ha definito «il mito del bravo italiano»? Palatucci «fonte di auto-assoluzione collettiva» dei bravi italiani? Siamo davanti all’inganno dell’«epica palatucciana»?

Ci sono moltissimi aspetti problematici nella rappresentazione di Alessandra Farkas. Ne indichiamo i principali, rinviando a un altro nostro articolo per gli approfondimenti.
Ma anzitutto una questione di metodo.

È necessario un "quorum" di ebrei salvati per conferire la patente di Giusto? E chi stabilisce tale quorum? Oppure si può essere Giusti anche per una sola vita ebraica salvata? Gabriele Nissim ha ben ricordato che per Moshe Bejski (il creatore del “Tribunale del bene” di Yad Vashem) «era importante rendere noto anche il salvataggio di una sola vita, perché proprio questo faceva la differenza»: questo, certamente, senza astrazioni o mitizzazioni, considerando gli uomini e i loro temi (il questore Palatucci, lo Schindler iscritto al partito nazista, il Perlasca “franchista”). In altri termini, per Yad Vashem vale il Talmud: salvare un ebreo, anche uno solo, è salvare il mondo. È roba da Giusti.

Veniamo ora alle obiezioni di sostanza. Il dossier su Palatucci da noi visionato all’Archivio di Yad Vashem a Gerusalemme narra una storia diversa.
Anzitutto, non è vero ciò che, come dice Mordecai Paldiel, Palatucci è Giusto per aver salvato solo la vita di Elena Ashkenasy. Se Paldiel ha detto questo si è sbagliato, o meglio ha smentito se stesso. In una sua lettera del 10 luglio 1995, diretta a Thomas Palatucci (congiunto newyorchese di Giovanni), Paldiel così motiva ufficialmente il conferimento del titolo di Giusto a Palatucci: «Avvertì gli ebrei del fatto di essere ricercati, li nascose con l'aiuto di suo fratello, il vescovo locale [sic: per lo zio Giuseppe Palatucci, vescovo di Campagna], o li aiutò a salpare per Bari, dietro le linee alleate. Molti ebrei furono salvati a motivo dei suoi sforzi». Dunque, nel 1995 per Mordechai Paldiel Giovanni Palatucci è diventato Giusto per aver salvato la vita di molti ebrei («many Jews»). E Paldiel ha ribadito il concetto del «many Jews» in una sua seconda lettera. Poi, improvvisamente, in una tavola rotonda, Paldiel si è smentito, asserendo che Palatucci salvò una sola persona. Rileviamo quindi un problema di metodo nell’autorevole esponente di Yad Vashem.

Anche perché, dalla testimonianza autografa di Elena Ashkenasy Dafner, redatta il 10 luglio 1988 nella sua casa di Tel Aviv, conservata nei “Palatucci Files” a Yad Vashem (Archivio Dipartimento Giusti, File n. 4338), apprendiamo che Palatucci s’interessò anche a suo marito, e che «di sua iniziativa aggiunse che avrebbe fatto il possibile per trovare il modo di far entrare al più presto tutta la mia famiglia in Svizzera (una sorella e un fratello di mio marito abitavano là)». Sempre la Ashkenasy ci informa che Palatucci «rifiutò con decisione» qualsiasi tipo di omaggio, segno di gratitudine, «sorpreso che il suo aiuto dovesse essere ricambiato in qualche modo». La sua testimonianza continua poi con la narrazione di altri eventi da cui emerge chiaramente che Palatucci s’interessò anche ad altri della famiglia Ashkenasy.

Non abbiamo idea di quanti ebrei Palatucci salvò. Ma i file di Yad Vashem ci informano che «nel settembre 1943 il Dr. Palatucci aderì al Movimento di Liberazione Nazionale, assumendo il nome di "Dr. Danieli”, proseguendo nella sua mirabile opera di salvataggio di migliaia di perseguitati». Ciò è confermato dalla Divisione Intelligence del Ministero dell’Interno italiano, in un documento faxato a Yad Vashem il 28 ottobre 1998, nel quale si legge che Palatucci «aiutò in questo periodo [dopo l’8 settembre 1943] migliaia di ebrei». Inutile aggiungere che il documento del Ministero dell’Interno del 1952, citato dalla Farkas, è smentito da documenti successivi dello stesso Ministero, in cui si legge che Palatucci salvò «migliaia di ebrei».
Sicuramente quaranta ebrei fiumani trovarono rifugio nella diocesi di Campagna, dov’era vescovo mons. Giuseppe Palatucci, zio di Giovanni. Una casualità? No. Lo dice lo stesso Yad Vashem, in una e-mail inviata il 15 marzo 2001 dal Capo dell’Ufficio Relazioni con i Media, Lisa Davidson, al giornalista Patricio Balona.

Siano dunque decine, centinaia o migliaia i salvati da Palatucci, resta il fatto che egli non fu dichiarato Giusto per un solo salvataggio. Che pure a Yad Vashem sarebbe bastato.


Il dibattito sulla vicenda è ancora aperto. Dopo l'articolo di Alessandra Farkas sul Corriere della Sera, Gabriele Nissim, Presidente di Gariwo, Matteo Luigi Napolitano, docente dell'Università Marconi di Roma, Natalia Indrimi del Centro Primo Levi di New York, la storica Anna Foa e altre voci autorevoli sono intervenuti nella discussione.

Nel box approfondimenti gli articoli relativi alla vicenda Palatucci

29 maggio 2013

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