Gariwo
https://it.gariwo.net/magazine/diritti-umani-e-crimini-contro-lumanita/voci-dal-laogai-8915.html
Gariwo Magazine

Voci dal laogai

arriva in Oregon una richiesta di aiuto dalla Cina

"Se occasionalmente compri questo prodotto, per favore manda questa lettera alla World Human Rights Organization. Migliaia di persone che qui vivono sotto le persecuzioni del governo del Partito Comunista Cinese ti ringrazieranno e ti ricorderanno per sempre.
Questo prodotto è stato fabbricato nell'Unità 8 del Dipartimento 2 del Campo di Lavoro di Masanjia nello Shanyang, Cina.
Le persone che lavorano qui devono faticare per 15 ore al giorno senza sabati, pause domenicali e vacanze. Anzi, sopportano torture, pestaggi e gravi ingiurie. Quasi senza stipendio (10 yuan al mese - circa un dollaro, n.d.r.).
Le persone che lavorano qui scontano solitamente una pena da 1 a 3 anni, ma senza una corte che giudichi (punizione illegale). Molti di loro appartengono al movimento Falun Gong, e sono totalmente innocenti, sono qui solo perché hanno un'opinione diversa dal CCPG. E spesso le punizioni contro di loro sono le più violente".

Questo il testo della lettera che Julie Keith, residente in Oregon, ha trovato mesi fa aprendo una scatola di decorazioni per Halloween. Senza conoscere l'autore del messaggio, la donna lo ha inviato all'Agenzia federale per l'immigrazione e la notizia si è diffusa tra le organizzazioni che si occupano di diritti umani. "Le condizioni descritte nella lettera - ha dichiarato Sophie Richardson, direttore di Human Rights Watch China - coincidono con ciò che sappiamo dei campi di lavoro nel Paese.

Durante un'intervista sul sistema dei laogai cinesi, un ex prigioniero ha dichiarato di essere l'autore del messaggio ritrovato da Julie. Ne ha scritti 20 nel corso di due anni, inserendoli in prodotti destinati al mercato occidentale. "Per molto tempo ho immaginato che qualcuno scoprisse le mie lettere oltreoceano - ha raccontato Zhang (soprannome che ha adottato per timore di rappresaglie) ma con il tempo ho perso la speranza e me ne sono dimenticato".

Zhang ha scritto il suo messaggio dopo aver rubato penne e carta da una scrivania mentre stava pulendo gli uffici della prigione. Ha lavorato durante il sonno dei compagni di cella, per paura dei delatori, e ha nascosto le lettere nella struttura del suo letto in attesa del momento giusto per introdurle nei prodotti destinati al mercato occidentale.

Quella di Zhang non è la sola testimonianza sul sistema dei campi di lavoro e rieducazione in Cina. Incoraggiati dall’apertura, qualche mese fa, del dibattito pubblico sul tema nel Paese, diversi ex prigionieri hanno raccontato la loro terribile storia. I loro racconti hanno descritto la vita nel laogai tra abusi, pestaggi, privazione del sonno, torture e condizioni di lavoro disumane.

Il campo di Masanjia, nel nord-est della Cina, produce uniformi per la Polizia nazionale, ma anche ghirlande natalizie per la Corea del Sud, piumini d'oca "Made in Italy", fiori di seta per gli Stati Uniti. Il sistema cinese prevede circa 300 campi di questo tipo.

14 giugno 2013

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati