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Il negazionismo e le "leggi della memoria"

il dibattito si sposta a Siena

Il 10°congresso della International association of genocide scholars (IAGS) sarà ospitato a Siena dal 19 al 22 giugno. Al centro del dibattito, a cui parteciperanno più di duecento studiosi, il tema della rappresentazione e dell’interpretazione dei genocidi. 
Due panel di esperti si occuperanno di negazionismo, e in particolare dell’atteggiamento degli Stati nei confronti delle leggi che puniscono la negazione dei genocidi.

Il dibattito su queste “leggi della memoria” è aperto da anni, ma è tornato ad accendersi dopo la presentazione del disegno di legge per l’istituzione del reato di negazionismo in Italia. Il testo del ddl, si ripropone di aggiungere un comma all’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975 n.654, per punire “con la reclusione fino a tre anni chiunque, con comportamenti idonei a turbare l’ordine pubblico o che costituiscano minaccia, offesa o ingiuria, fa apologia dei crimini di  genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, come definiti dagli articolo 6,7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale [...] ovvero nega la realtà la dimensione o il carattere genocida degli stessi”.

In Europa il reato di negazionismo è presente nell’ordinamento di 17 Paesi, tra cui Austria, Belgio, Francia, Germania, Polonia, Spagna e Ungheria, e non mancano previsioni internazionali per regolare tale fenomeno. Nel gennaio 2007 infatti l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione - non vincolante - contro la negazione della Shoah, in cui gli Stati membri sono invitati a contrastare con tutti i mezzi questo fenomeno. Promossa dagli Stati Uniti, la risoluzione ha ricevuto il solo voto negativo dell’Iran di Ahmadinejad. 
L’Unione europea si è mossa in questa direzione con la Decisione quadro del 2008, documento che mira ad armonizzare le normative degli Stati membri in tema di apologia, negazione e minimizzazione dei crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.

Dalle pagine del Corriere della Sera Marcello Flores, storico e professore dell’Università di Siena che parteciperà all’incontro di Siena, ribadisce la sua contrarietà a una legge che istituisca il reato di negazionismo: “Una legge simile favorisce la diminuzione degli atteggiamenti razzisti che sono presenti nei discorsi negazionisti e minimizzanti? Assolutamente no, perché sarà usata - forse - solo in pochi casi esemplari che daranno risonanza e rischieranno di far passare per vittime o eroi della libertà di espressione coloro che li avevano pronunciati. Ma nello stesso tempo segneranno un pericoloso passo verso l’idea di verità storiche di Stato, stabilite per legge e garantite dalla magistratura, invece che dal dibattito aperto, dalla formazione di una coscienza collettiva civile e storica e dall’educazione permanente”.

In questo passaggio Flores porta alla luce tutti gli elementi che hanno provocato una reazione critica all’istituzione di una norma contro il negazionismo, già in occasione dell’approvazione in Francia della legge contro la negazione del genocidio armeno - poi dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. 

I dubbi più significativi sorgono in merito alla possibile lesione della libertà di espressione e di quella accademica. Stefano Levi Della Torre, saggista, già nel 2010 si dichiarava contrario a una legge contro il negazionismo, considerandolo come reato di opinione. “La falsità per legge presuppone una verità per legge - scriveva Levi Della Torre per Gariwo - e questa è un’idea familiare alle inquisizioni e ai totalitarismi, e ostica per la democrazia e per la ricerca scientifica”.

Diversi storici concordano inoltre sul pericolo delle conseguenze di tale norma: Valentina Pisanty, docente dell’Università di Bergamo e studiosa di negazionsimo, sostiene che una censura di questo tipo alimenti il vittimismo di quanti negano i genocidi e dia loro un elemento da cui trarre legittimità in nome della libertà di espressione. Della stessa opinione è Carlo Vercelli, autore del libro Il negazionismo. Storia di una menzogna (ed. Laterza), il quale in un’intervista a Gariwo ha dichiarato che la soluzione penale, se pensata ad hoc, può rivelarsi controproducente e portare i negazionsti a parlare di “martirio”.

Flores, Della Torre e Vercelli individuano una soluzione comune per la prevenzione di tale fenomeno: una battaglia culturale, che passi attraverso le scuole e il dibattito pubblico, e non deleghi la questione a una legge.

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