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"Un cristiano non può essere antisemita!"

Papa Francesco e il dialogo interreligioso

"In questi primi mesi del mio ministero ho già avuto modo di incontrare illustri personalità del mondo ebraico, tuttavia questa è la prima occasione di conversare con un gruppo ufficiale di rappresentanti di organizzazioni e comunità ebraiche, e per questo non posso non richiamare quanto solennemente affermato nel n. 4 della Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Ecumenico Vaticano II, che rappresenta per la Chiesa cattolica un punto di riferimento fondamentale per quanto riguarda le relazioni con il popolo ebraico. Per le nostre radici comuni, un cristiano non può essere antisemita!".

Così si è rivolto Papa Francesco a una delegazione dell’International Jewish Committee on Interreligious Consultations, condannando fermamente gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni di antisemitismo.

Bergoglio non è nuovo alla via del dialogo interreligioso. A Buenos Aires ha più volte lavorato a fianco della comunità ebraica locale, ha pubblicato un libro con il Rabbino Abraham Skorka e, quando nel 1994 un attentato terroristico uccise 85 persone al Jewish center della capitale argentina, fu uno dei primi a esprimere solidarietà agli ebrei coinvolti. Inoltre, dal 1992 è diventato custode del murale commemorativo posto all’interno della Cattedrale di Buenos Aires in ricordo delle vittime della Shoah, l’unico memoriale ebraico situato in una cattedrale cattolica.

“Papa Francesco è un grande amico del popolo ebraico - ha dichiarato il Rabbino David Rosen, direttore degli affari internazionali interreligiosi dell’American Jewish Committee - e noi gioiamo per il suo percorso volto ad approfondire i legami tra cattolici ed ebrei”.

Queste dichiarazioni seguono quelle rilasciate da Baruch Tenembaum, fondatore della International Raoul Wallenberg Foundation e amico personale di Bergoglio - che è stato anche uno dei primi membri della Fondazione. “Jorge Bergoglio ha sempre avuto un'inclinazione verso il dialogo interreligioso e un grande rispetto dei valori storici del popolo ebraico”, affermava Tenembaum già ad aprile.

Il fondatore della Fondazione Wallenberg paragona questa attenzione di Bergoglio all’impegno del suo predecessore, Papa Giovanni XXIII, autore proprio della Dichiarazione Nostra Aetate citata da Francesco durante l’incontro con i rappresentanti dell’International Jewish Committee. Questo documento ha rimosso le parole “perfidi ebrei” dalla preghiera del venerdì santo, eliminando l’accusa di deicidio tradizionalmente volta al popolo ebraico.

“Roncalli fu il miglior papa per la comunità ebraica che la Chiesa cattolica abbia mai avuto”, ha sostenuto Tenembaum in un’intervista a Gariwo. E proprio per l’impegno di Giovanni XXIII in favore degli ebrei durante la Shoah, il suo ruolo nella creazione dello Stato di Israele e la sua opera per il dialogo interreligioso, la Fondazione Wallenberg ha sottoposto un dossier a Yad Vashem per la candidatura di Angelo Roncalli come Giusto tra le Nazioni.

Nel 50esimo anniversario della scomparsa di Giovanni XXIII, il discorso di Bergoglio rende ancora vivo e attuale il pontificato di Roncalli, e porta a sperare in un futuro di dialologo non solo tra cristiani ed ebrei, ma anche tra cristiani e altre religioni.

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