Gariwo
https://it.gariwo.net/magazine/fondamentalismo-e-terrorismo/morsi-le-ragioni-di-un-fallimento-9052.html
Gariwo Magazine

Morsi, le ragioni di un fallimento

e l'incertezza del futuro

Da mercoledì sera Mohammed Morsi, eletto un anno fa nelle prime elezioni democratiche della storia egiziana, non è più presidente. A seguito di un imponente movimento popolare molto variegato e complesso, che va dall’estrema sinistra al centro laico, ai nostalgici del vecchio regime mubarakiano, l’esercito, guidato dal capo di Stato maggiore e Ministro della Difesa del governo Morsi Abdel Fattah Al Sissi, ha ripreso in mano le redini del potere con quello che non può non essere definito come un vero e proprio colpo di Stato militare.

Naturalmente, si tratta di un golpe atipico. Non è Al Sissi a salire ai vertici del Paese, ma Capo dello Stato ad interim, fino alle nuove elezioni presidenziali che potrebbero tenersi entro 6 o 9 mesi, è stato nominato il Presidente della Corte suprema (Corte costituzionale) Adly Mansour. In un governo tecnico provvisorio entreranno a far parte personalità vicine a quella che fino a ieri era l’opposizione laica divisa e litigiosa e che potrebbe ritrovare i suoi principali esponenti in Mohammed El Baradei, ex premio Nobel per la Pace ed ex segretario dell’Aiea, e in Amr Moussa, ex ministro degli Esteri di Mubarak e poi ex presidente della Lega Araba. 

Mohammed Morsi, che aveva rifiutato di dimettersi, è stato arrestato e trasferito al ministero della difesa. Arrestati più o meno contemporaneamente i vertici della Fratellanza Musulmana che aveva vinto le elezioni legislative per la Camera Bassa e per quella Alta tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012. La prima era stata poi sciolta con un provvedimento della magistratura in combutta con i militari ancora legati al regime di Mubarak (come l’anziano feldmaresciallo Al Tantawi, poi deposto e sostituito con Al Sissi, che sembrava più vicino a Morsi). Vari organi della magistratura avevano reso la vita impossibile al governo del Presidente Morsi, che aveva dovuto trasformare in unico braccio legislativo la Camera Bassa, dominata dagli islamici, e che aveva dovuto ricorrere a un dubbio referendum per far approvare una Costituzione, oggi immediatamente abolita, dal sapore fortemente islamico.

Le cause della caduta di Morsi sono principalmente economico-sociali. La Fratellanza Musulmana, nonostante da molti anni fosse una forza islamica moderata, preparata al gioco parlamentare a cui aveva partecipato (dall’opposizione) sotto il regime di Mubarak, evidentemente non aveva perso il suo principale difetto, e cioè quello di essere propensa al settarismo, al di là delle affermazioni iniziali circa la volontà di collaborare con tutte le forze di opposizione al vecchio regime militare mubarakiano.

In un paese di circa 85 milioni di abitanti, sconvolto da una grave crisi economica e sociale, gli Ikhwan al Muslimin si sono trovati totalmente impreparati e con delle dottrine politico-ideologiche fatte apposta per peggiorare la crisi, aggravata da quella europea, da quella dei paesi arabi e mediorientali non produttori di petrolio, dal calo dei commerci mondiali ecc. 
Non poco hanno influito sulla crisi della prima industria egiziana, il turismo, due anni e mezzo di turbolenze nell’intero Egitto. Ne hanno risentito le aree archeologiche ed artistiche lungo la valle del Nilo, dal Cairo al lago Nasser coi tesori di Abu Simbel, sia i più tranquilli soggiorni marini lungo la costa del Mar Rosso, del Mediterraneo e della Penisola del Sinai. Quando più o meno velatamente si minaccia di introdurre la Sharjia e altri costumi islamici non si può che spaventare e allontanare per sempre il turista occidentale che aborre queste cose.

L’ex Presidente Morsi non è stato in grado di introdurre riforme economiche e di abolire o ridurre i sussidi statali – a favore soprattutto dei ricchi e degli speculatori - sulla benzina e il gasolio, provocando un’ulteriore crisi economica e lunghe code ai distributori che hanno esasperato la popolazione. Certe opere di risanamento erano indispensabili per ricevere il prestito di 4,8 miliardi di dollari dal Fondo Monetario Internazionale, mai discusso e concesso. La situazione era dunque comatosa. L’ ex Presidente Morsi si è perso in vane chiacchiere mentre la situazione precipitava. 

È stato giustamente osservato che il governo Morsi aveva perso, da lungo tempo, il controllo di fondamentali apparati dello Stato. La Polizia era profondamente ostile al Presidente, al governo, e agli Ikhwan; ancor più la magistratura, tutta nominata sotto Mubarak; i servizi segreti e gli sterminati e pervasivi apparati della burocrazia ai più vari livelli. 
Il disparato fronte delle opposizioni si è venuto aggregando attorno al Fronte di Salvezza Nazionale e al ruolo primario delle Forze Armate che neppure la Fratellanza aveva osato toccare, limitandosi a promuovere una nuova generazione di ufficiali, contro quella degli anziani compagni di cordata di Mubarak.
Dalle prossime elezioni presidenziali e da quelle legislative, sempre che venga ammesso, con ogni probabilità il Partito di Giustizia e Progresso (emanazione politica della Fratellanza) uscirà sconfitto, essendo anche stato politicamente decapitato dagli arresti. Su tutto ciò non c’è ancora certezza. Come non c’è certezza, nonostante gli appelli di Morsi a una resistenza pacifica, che essi possano essere ascoltati da una base disorientata e che rischia di essere trascinata in provocazioni o in qualche cosa di simile alla guerra civile.

Mercoledì a tarda sera Al Sissi era attorniato da Al Baradei, da Amr Moussa, dal Papa Copto, e dal Rettore dell’università islamica di Al Azhar, massima autorità islamica sunnita d’Egitto. 
È troppo presto per fare previsioni su quanto potrà succedere nelle prossime settimane nel più grande paese arabo, cerniera tra il Nord Africa e il Vicino e Medio Oriente. 

Si può già da ora trarre qualche conclusione sugli effetti della grande crisi egiziana al di fuori dell’ Egitto. 
Esce sconfitto su tutta la linea l’Emirato del Qatar con la sua rete televisiva Al Jazeera che si era fatto paladino del sostegno ai movimenti ispirati ai Fratelli Musulmani, pur essendo la dinastia qatariota di obbedienza wahhabita. Subiscono o subiranno un contraccolpo, quindi, i movimenti più o meno affini alla Fratellanza: non solo gli Ikhwan egiziani, ma anche Ennadha tunisina, in certa misura il composito regime libico e la parte più moderata dei resistenti siriani a tutto vantaggio dei Salafiti. 

Non è impossibile che il Salafismo sostenuto dai petrodollari sauditi e da Al Qaida possa conseguire dei successi in un prossimo futuro soprattutto in Siria.
Il nuovo governo con Al Sissi e Al Baradei si troverà di fronte alle medesime difficoltà economiche e sociali che hanno provocato la caduta di Morsi. Solo in futuro sapremo se riusciranno a superare gli ostacoli che hanno interrotto il cammino di quest’ ultimo.

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati

Collegamenti esterni