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Esercizi di libertà in teatro

La stagione di Ser Tea Zeit

A cura di Francesco Tigran Di Maggio, direttore artistico Ser Tea Zeit

Se il 2012-2013 è stata per noi una stagione in continua ascesa e fermento, in questo nuovo anno scolastico e teatrale ci attendono conferme e sviluppi che rappresentano un ulteriore forte impegno e una scommessa ancor più difficile, ma proprio perché tale ancor più esaltante.
“Continuate a coltivare l'arte della Memoria!”, l'incitamento che ci ha rivolto Gabriele Nissim, dopo aver presenziato all'esito di un nostro laboratorio teatrale in una scuola superiore milanese, non solo è stato fatto nostro, ma ha prodotto una reazione a catena solo due anni fa impensabile.
Oltre 200 studenti partecipanti ai laboratori delle scuole superiori, 60 studenti universitari, 14 gruppi teatrali in attività da dirigere, un Festival teatrale nato nel 2013 e già attesissimo per il 2014: questi i numeri a cui dobbiamo aggiungere i fondamentali 40 insegnanti di riferimento che ci hanno affiancato nello scorso anno e gli oltre 5.000 studenti che hanno visto in 43 occasioni le nostre produzioni.

E ora? Ripartiamo dal Memofest, il Festival delle Buone Memorie, riflettendo sui valori acquisiti durante questa Festa dei Giusti durata quasi un mese e che ha visto la ex-chiesetta del Parco Trotter di Milano sempre completamente affollata di pubblico affezionato e caloroso.
Ripartiamo dal Giusto che ci ha accompagnati per tutta la scorsa stagione e che, da uomo di teatro, ci ha aperto, con il sorriso che lo distingueva, le porte dei valori da lui strenuamente difesi: Václav Havel. 
Salvaguardia dell'identità, responsabilità, giustizia, percorrono tutta l'opera del grande praghese.
Dall'incontro del 6 marzo scorso al Giardino dei Giusti di Milano, in occasione della prima Giornata europea dei Giusti, con il fratello di Havel, Ivan, e con sua moglie, Dagmar, abbiamo sviluppato, con la collaborazione del Centro Ceco di Milano, un intenso periodo di scambi e di studi che ci hanno portato a Praga e, successivamente, ci hanno permesso di realizzare – col patrocinio della Fondazione Vize 97, nata da un progetto dello stesso Havel e di sua moglie, e della Biblioteca Havel di Praga – le prime tre produzioni, studi laboratoriali su testi dell'ex Presidente cecoslovacco.

Da questo lavoro, e seguendo il cammino tracciato con la creazione della Compagnia Universitaria Interculturale delle Buone Memorie – che ha messo in scena il 24 gennaio 2013 Quattro quadri teatrali per quattro Giusti, con la partecipazione di 23 studenti di 14 origini etniche differenti, abbiamo pensato di far nascere un progetto nuovo e ambizioso: riscrivere una drammaturgia haveliana e portarla in scena con 12 giovani attori che da anni seguono i nostri corsi teatrali.

Nasce così il progetto “Controtempo” , che prende spunto dall'opera più rappresentata di Havel, Largo Desolato, scritta dopo una lunga pausa dovuta alla sua detenzione (reo di aver difeso i diritti civili di artisti dissidenti), di sapore fortemente autobiografico, nella quale Havel trova il perfetto equilibrio tra teatro dell'assurdo, eredità letteraria kafkiana, impegno sociale e civile. Questo mix affascinante ci consegna un testo contemporaneamente impegnativo e leggero, agrodolce e di forte contenuto. 
Abbiamo lavorato per cinque mesi con un gruppo di giovani tra i 18 e i 30 anni e messo in scena un'opera che avrà il valore aggiunto dell'identificazione del pubblico delle scuole superiori nei 12 virtuosi attori che ho avuto il piacere di guidare tra i sottili e astuti meccanismi drammaturgici consegnatimi da Havel.
Accanto a questo progetto, celebriamo il centenario Boris Pahor, scrittore triestino di origine slovena, continuando la tournée di Le strenne clandestine, che ho avuto la fortuna di adattare drammaturgicamente a quattro mani con l'autore. La difesa dell'identità delle minoranze è stato un tema da sempre caro alla nostra associazione, e il testo presenta la questione di Trieste da un punto di vista poco conosciuto, quello degli sloveni che ebbero la triste esperienza di provare sulla propria pelle, per primi, l'applicazione di leggi razziali non ancora promulgate. E ci mette in guardia da facili rapporti causa-effetto, da attento lettore della storia qual è sempre stato il professore triestino, dando dignità alla questione delle minoranze senza dimenticare la terribile tragedia delle foibe, ma tenendo distinte le due gravi ferite ancora non cicatrizzate nella città di frontiera. Ma Le strenne clandestine è anche e soprattutto una storia d'amore: quella tra un partigiano sloveno maturo e una giovane donna che diventerà sua fidanzata e staffetta partigiana.

L' Armenia, terra delle pietre urlanti, è – dalla nascita della nostra associazione – il cuore pulsante  e un riferimento continuo, una casa, un legame di affetto e di sangue inestinguibile.
Avvicinandoci al centenario del Metz Yeghern, il Grande Male, come gli armeni chiamano il Genocidio, abbiamo messo a disposizione i nostri quattro anni di studio sulla cultura armena attraverso l'esperienza teatrale, creando, con coloro che da sempre si spendono per la diffusione di questa cultura millenaria, un percorso di incontri che vuole promuovere la conoscenza non solo della questione genocidaria e del suo mancato riconoscimento, ma anche e soprattutto diffondere la storia artistica, religiosa, culturale di un popolo dalle profondissime radici.

Abbiamo così concepito, in collaborazione con il Console Onorario della Repubblica d'Armenia, Pietro Kuciukian, con la responsabile della Commissione educazione di Gariwo, Anna Maria Samuelli, con Baykar Sivazliyan, professore universitario e presidente dell'Unione Armeni d'Italia, con il professor Ermanno Arslan e la professoressa Gabriella Uluhogian, un percorso didattico che, partendo dalle origini dell'armenità, ci porta ai giorni nostri, con la proposta teatrale di Siamo tutti Hrant Dink, lavoro teatrale che portiamo da due stagioni nelle scuole superiori, dedicato al Giusto che venne assassinato nel 2008 per aver testardamente percorso la via del dialogo tra turchi e armeni.

Come sempre dedichiamo uno spazio ai più giovani, con produzioni che trasmettono grandi valori con piccole storie: dall'Etiopia portiamo il valore dell'osservazione e della musica mettendo in scena la storia della scoperta del caffé da parte del giovane pastore Kaldi, riflettiamo sul valore della lentezza e della calma con Lothar Seiwert, e - per i più piccoli – offriamo una messa in scena di una fiaba dei fratelli Grimm.


per info: [email protected]pagina Facebook 

20 settembre 2013

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