È la più giovane candidata al Premio Nobel per la Pace di tutti i tempi, ma non vuole essere ricordata come “la ragazzina a cui spararono i talebani”. Vuole che di lei si ricordi l’impegno per la lotta all’istruzione.
Malala Yousafzai è la 16enne pakistana che è stata aggredita dai talebani per la sua battaglia in favore del diritto all’educazione nel suo Paese. Da quel 9 ottobre 2012 la ragazza ha dovuto combattere a lungo contro le ferite subite durante l’agguato, ma non si è arresa. Anzi, la sua lotta è arrivata anche al Palazzo di vetro. Il giorno del suo sedicesimo compleanno, infatti, Malala si trovava all’ONU - indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto - proprio per lanciare un appello all’istruzione dei bambini di tutto il mondo.
“Cari fratelli e sorelle, vogliamo scuole e educazione per il futuro luminoso di ogni bambino - ha detto Malala davanti ai grandi della Terra - Noi continueremo il viaggio verso la nostra destinazione di pace ed educazione per tutti. Nessuno ci può fermare. Parleremo per difendere i nostri diritti e porteremo il cambiamento attraverso la nostra voce. Dobbiamo credere nel potere e nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo”.
E forse premiare questa ragazza con il Nobel a questa ragazza potrà davvero essere un primo passo per “cambiare il mondo”.
Di sicuro la sua battaglia per l’istruzione si può definire “pace”. Da tempo infatti il comitato ha ampliato questo concetto anche ai diritti umani, onorando uomini di stato - come il presidente Obama - ribelli, attivisti, operatori umanitari, fino all’ultimo, discusso, premio consegnato all’Unione Europea.
Bisognerà aspettare l’11 ottobre per sapere se Malala sarà il Nobel per la Pace 2013, ma da un certo punto di vista, la ragazza ha già vinto questo premio. Oggi è un simbolo della lotta per l’istruzione e l’emancipazione femminile, in grado di scuotere le coscienze e accendere i riflettori, con un coraggio che spesso manca agli adulti.
Il suo messaggio, ancora prima di conoscere la decisione di Oslo, è diventato universale, ed è conosciuto dalla gran parte del grande pubblico. Con la sua forza e il suo coraggio, sostenendo che si possono combattere le guerre attraverso il dialogo e l’istruzione, Malala è oggi il punto di riferimento per le donne che si battono per maggiori diritti.
Spesso il Nobel ha meramente un valore simbolico, ma a volte ha segnato il corso della Storia. Basti pensare al premio consegnato a Lech Wałȩsa, momento importante per la svolta della Polonia. Il Nobel a Malala può essere quindi un segno di cambiamento e di riconoscimento della lotta per l’emancipazione femminile.
Perché anche una persona sola può fare la differenza. Come la stessa Malala ha ricordato ad Harvard: “Quando nessuno parla e tutto il mondo resta in silenzio, anche una voce sola assume una grande forza. Ricordiamoci che anche un solo libro, una sola penna, un solo insegnante possono cambiare il mondo”.
Leggi il discorso di Malala alle Nazioni Unite