Ragip Zarakoglu
L'Huffington Post ci fa conoscere una storia che va al di là di ogni retorica sul califfato o il "'68 turco". Si tratta del rifiuto di Erdogan di collegare alle misure di democratizzazione annunciate dopo le proteste di Gezi Park una promessa di liberazione dei 7.000 detenuti politici del Paese.
Tra i prigionieri ci sono personalità come Ragip e Deniz Zarakoglu, padre e figlio, il primo accusato di "antiturchicità" per il suo impegno a far conoscere con la sua casa editrice la verità sul genocidio armeno, l'altro arrestato solo per far pressione sul genitore; Fazil Say, un geniale pianista reo di aver semplicemente twittato un commento forse un po' facilone sull'imam della sua moschea - "la fa tanto breve perché lo aspetta qualche amante?", ha digitato sulla tastiera dopo aver sentito un richiamo alla preghiera di soli 22 secondi; Ragip ha avuto anche la moglie incarcerata e torturata dalla "democratura" turca sempre per il suo impegno pacifista.
Ultimamente anche solo tenere una conferenza su Aristotele in Turchia porta dritti in galera. Per questo un gruppo di attivisti, professori, giornalisti, membri di ONG e altri intellettuali ha scritto all'Huffington Post un appello per la liberazione degli arrestati, spesso con accuse di "terrorismo", solo per aver manifestato la loro libertà di pensiero. Il primo firmatario è Séta Papazian, Presidente del collettivo "Vigilanza Armena contro il Negazionismo", ma hanno aderito anche personalità del calibro di Serge Klarsfeld e Taner Ackam, solo per citarne alcuni. Particolarmente notevole è che i diversi gruppi vittima di genocidio tra cui ruandesi, ebrei ed altri si sono uniti in questa campagna di solidarietà.
Ayse Nur Zarakoglu, moglie di Ragip e madre di Deniz, è ricordata con un albero nel Giardino dei Giusti di Milano per aver testimoniato la verità sul Grande Male commesso nel 1915 ai danni del popolo armeno dal governo dei Giovani Turchi.