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3 maggio, Giornata per la libertà di stampa

ricordare i reporter arrestati o uccisi

“Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.

Recita così l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. In realtà esercitare questo articolo, in Europa come in altri Paesi del mondo, spesso comporta arresti e violenze nei confronti dei giornalisti.

Il 3 maggio è la Giornata internazionale dedicata alla libertà di stampa, e per ricordare i rischi che ogni giorno reporter, operatori del settore, attivisti e blogger corrono per difendere la verità l’associazione WAN-IFRA ha lanciato la campagna “30 Days For Freedom”, presentando ogni giorno la figura di un giornalista detenuto per la sua lotta in favore della libertà di espressione.

L’arresto, tuttavia, non è il solo rischio a cui i reporter vanno incontro nel loro tentativo di esercitare a pieno la loro professione. Numerosi sono infatti gli uomini e le donne che hanno pagato con la vita la difesa della verità. Ne sono un esempio Anna Politkovskaja, Hrant Dink e Samir Kassir, giornalisti onorati al Giardino dei Giusti di Milano.

Anna Politkovskaja, giornalista del quotidiano russo Novaja Gazeta, ha dedicato la vita alla questione cecena. Si è recata nel Paese per documentare i massacri e denunciare la politica russa, sostenendo le famiglie delle vittime civili, visitando ospedali e campi profughi, intervistando sia militari russi che civili ceceni, ed è stata assassinata il 7 ottobre 2006 nell’ascensore del suo appartamento.

Samir Kassir, intellettuale libanese, ha sostenuto l’indipendenza del suo Paese e il dialogo con la Siria, mantenendo stretti legami con la Primavera di Damasco del 2001. Fondatore nel 2004 del movimento Sinistra Democratica, non ha mai smesso di difendere la libertà di stampa, anche dopo l’omicidio dell’ex primo ministro libanese Rafīq al-Ḥarīrī. Samir Kassir è stato a sua volta assassinato con un'autobomba a Beirut il 2 giugno 2005.

Anche Hrant Dink ha pagato con la vita la sua battaglia per la libertà di espressione. Caporedattore di Agos (Il solco), giornale bilingue della comunità armena di Istanbul, Dink ha dedicato il suo impegno alla ricerca del dialogo fra Turchia e Armenia. Condannato a sei mesi di detenzione con l’accusa di “lesa turchicità”, più volte minacciato, Dink scelse di non abbandonare Istanbul, e venne ucciso da un sicario il 19 gennaio 2007, all'uscita dalla sede di Agos.

Nella Giornata internazionale per la libertà di stampa, tuttavia, è necessario accendere i riflettori anche sull’universo dei blog e dei social network, il nuovo terreno in cui le istanze autoritarie dei governi (dalla Cina alla Turchia, dall’Iran alla Russia) intervengono per censurare il libero pensiero e reprimere il dissenso. E così condannare per un tweet o arrestare un blogger sono ormai pratiche sempre più diffuse in Paesi come Vietnam, Kuwait, Azerbaijan, Bahrein o Etiopia - Stato da cui proviene il vincitore del Golden Pen of Freedom Award, Eskinder Nega, condannato a 18 anni di carcere per aver richiamato l’attenzione sulla necessità di riforme democratiche ad Addis Abeba.

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