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A sette anni dalla morte di Anna Politkovskaja

Strasburgo riconosce le violazioni russe in Cecenia

Il 7 ottobre 2006 veniva uccisa a Mosca la giornalista Anna Politkovskaja.
Nei suoi articoli per la Novaja Gazeta, Anna condannava apertamente il governo russo per lo scarso rispetto dei diritti umani sia in Russia che in Cecenia. Questo le è costato numerose minacce e, infine, la morte.

Proprio in questi giorni, una sentenza della corte di Strasburgo mette nero su bianco la verità per cui Anna combatteva. Per la prima volta le autorità russe hanno infatti ammesso di aver violato i diritti umani - nel dettaglio, hanno ammesso l’uso ingiustificato della forza e l’incapacità di condurre un’inchiesta adeguata sull’accaduto - nel corso delle operazioni militari in Cecenia, e sono per questo state condannate a pagare un cospicuo risarcimento alle vittime e ai loro familiari.

Il caso trattato dalla Corte riguarda un singolo episodio, quello dell’attacco al villaggio di Aslandek Sheripovo nel febbraio 2000 - durante la seconda guerra in Cecenia - ma la sentenza può rappresentare un importante precedente nella disputa con lo Stato russo.

In Cecenia tuttavia resta ancora molto da fare. Ne è convinto Ahkmed Zakayev, ex guerrigliero, ora leader ceceno fuggito a Londra. In un’intervista all’Oslo Freedom Forum ha dichiarato che nulla nel Paese è cambiato negli ultimi 15 anni.
“Abbiamo un’occupazione brutale e sanguinosa - ha spiegato Zakayev - e non cambierà nulla finché Vladimir Putin non modificherà la sua posizione, anche nei confronti di tutte le repubbliche del Nord del Caucaso”.

Il nodo cruciale, secondo il leader ceceno, è la negazioni dei diritti umani universali a tutti i cittadini di questi territori, che non possono eleggere i propri leader, professare la propria religione, mantenere il proprio alfabeto o esprimere liberamente la propria opinione. “Questo problema - ha ribadito Zakayev - ha fatto nascere un movimento di resistenza e ha trasformato un conflitto politico in un conflitto armato”.

L’uomo, amico di Anna Politkovskaja, si difende dalle accuse di complicità negli attacchi terroristici in Cecenia. “Gli attentati sono sempre stati organizzati dai servizi segreti russi, e  ne abbiamo le prove - ha dichiarato - Anna Politkovskaja ha scritto di questo argomento ed è stata assassinata, così come tutti coloro che hanno raccontato la verità”.
Il riferimento è a tutti quelli che hanno trovato la morte in Russia per difendere i diritti umani e testimoniare le violenze del regime.

Ad Anna Politkovskaja è stato dedicato nel 2009 un albero nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano, in presenza della figlia Vera. A Milano è stato anche inaugurato, nel 2013, un giardino dedicato alla giornalista russa.
Diversi inoltre sono i riconoscimenti a lei intitolati. Ad aggiudicarsi il premio Anna Politkovskaja quest’anno è stata la congolese Chouchou Namegabe, giornalista radiofonica che dal 2008 è coordinatrice dell’Associazione di donne del Sud Kivu e si occupa della crescita professionale delle giornaliste e dell’alfabetizzazione tecnologica delle giovani donne.

Leggi anche La Politkovskaja e i suoi eredi  di Luisa Foti, scritto in occasione della quinta edizione del Premio Anna Politkovskja che ha aperto il festival dell'Internazionale di Ferrara.

7 ottobre 2013

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