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Ad Aleppo ago e filo contro la morte

dagli abiti da sposa alle ferite di guerra

Prima che iniziasse la guerra in Siria, nel 2011, di professione cuciva vesti nuziali. Ora Umm Abdu lavora nell'unico ospedale funzionante di Aleppo suturando le lesioni di chi è colpito dalle bombe e dalle altre armi di distruzione impiegate in questa sporca guerra civile. 

I giornalisti del Guardian l'hanno vista anche avvicinarsi ai feriti sdraiati per strada. Hanno documentato la sua febbrile attività, a rischio della vita, in una città segnata forse irreparabilmente dalle perdite umane e materiali. 

Umm ha perso il figlio, che lavorava nello stesso ospedale, e il marito nel conflitto. Quando le chiedono come mai resti ad Aleppo risponde: "Questo luogo fa parte della mia identità". E così Umm continua la sua battaglia con ago e filo contro la morte, perlustrando ogni angolo di Aleppo armata di una pistola cucita nei vestiti e di molto coraggio. 

Soltanto muoversi tra le macerie può comportare il rischio di venire colpiti, figuriamoci il prestare soccorso alle vittime di tutte le parti in causa. Inoltre, la guerra comporta di usarle, a volte le armi. "L'ho fatto", spiega Umm, secondo cui la sua lotta contro la morte è "una jihad personale", "e subito dopo ho curato i feriti".  

9 dicembre 2014

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