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Addio a Nguyen Chi Tien

il Solgenitsin del Vietnam

È morto a 73 anni il poeta vietnamita dissidente che sfidò il potere con i suoi versi dalla prigione. Fu privato per 27 anni dei vestiti, del riscaldamento nella cella, del cibo e delle cure mediche. Quel che è peggio per un poeta, ricorda il New York Times, è la privazione dei libri, dei giornali, di carta e penna. 

Nguyen Chi Tien però ha continuato a comporre versi d'amore, di protesta e di altri generi, scrivendo circa 700 poesie con il solo intento di parlare ai posteri, se un giorno la sua poesia avesse potuto varcare le mura del carcere. 


Tien, cittadino americano dal 2004, in carcere aveva contratto un enfisema polmonare e si è spento per problemi respiratori. La sua odissea era iniziata nel 1960, quando aveva cercato di correggere un testo "revisionista" del regime comunista mentre impartiva una lezione di Storia ai suoi studenti. Da allora affrontò la prigione e i campi di lavoro e fu paragonato al grande dissidente russo Alexandr Solgenitsin


La sua opera più famosa, che riuscì perigliosamente a far giungere in Occidente durante uno dei rari momenti di libertà, è Fiori dell'inferno. Di seguito pubblichiamo una delle sue struggenti poesie: 


NOTTE NELLA GIUNGLA


Notte nella giungla – continua a piovere, i tetti gocciolano,
Tremando di freddo ci abbracciamo le ginocchia, commerciamo sguardi.
Il punto azzurro di fuoco di una lampada a olio.
Il secchio per l’urina, quello per gli escrementi.
Il letto pieno di insetti che mordono.
Il Capodanno di un prigioniero, nel 1961.

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