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Al Jazeera: "Consistenti prove di genocidio in Myanmar"

inchiesta condotta con gli attivisti di Fortify Rights

L’Unità Investigativa di Al Jazeera ha scoperto “consistenti prove” di un genocidio coordinato dal governo del Myanmar contro i Rohingya, secondo la valutazione della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Yale. Gli esperti della Lowenstein Clinic (corso della Facoltà di Giurisprudenza di Yale specializzato nella tutela legale dei diritti umani) hanno per molti mesi esaminato la documentazione e le testimonianze provenienti dal Myanmar, fornite da Al Jazeera e dal gruppo per la difesa dei diritti "Fortify Rights". "Considerata la portata delle atrocità e il modo in cui gli esponenti politici parlano dei Rohingya, riteniamo sia difficile non arrivare alla conclusione che l'intenzione [di commettere genocidio] è presente", ha dichiarato la Lowenstein Clinic
Stando alle prove ottenute in esclusiva dall’Unità Investigativa di Al Jazeera e da "Fortify Rights", il governo ha innescato la violenza tra le comunità etniche per calcolo politico, fomentando sommosse contro i musulmani, usando discorsi di incitamento all'odio per alimentare la paura dei cittadini del Myanmar nei confronti dei musulmani, e finanziando gruppi buddisti estremisti.

A meno di due settimane dalle prime elezioni generali libere in 25 anni, fissate per l’8 novembre, testimonianze dirette e prove documentali riservate, ottenute da Al Jazeera, mostrano che il Partito dell’Unione Solidarietà e Sviluppo (USDP) al potere, sostenuto dai militari, ha tentato di emarginare i musulmani prendendo di mira i Rohingya. Al Jazeera ha più volte chiesto all’ufficio del Presidente del Myanmar e al portavoce del governo di rilasciare un commento, ma non ha ricevuto alcuna risposta.

Il Myanmar è al primo posto nella lista dei Paesi a maggior rischio genocidio, stilata dal Simon Skjodt Center for the Prevention of Genocide del Museo dell’Olocausto di Washington, nell’ambito del progetto multimediale ideato per prevedere il rischio di uccisioni di massa, identificando i segnali di una possibile violenza contro le minoranze all’interno di ogni Stato ed elaborando una stima annuale del rischio nei vari Paesi, in base a modelli e indicatori. Nella lista, dopo il Myanmar, figurano Nigeria, Sudan, Egitto, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Afghanistan, Pakistan, Somalia e Congo, Paesi caratterizzati da conflitti tra governo e gruppi ribelli, spesso su basi etniche.

Nell'inchiesta di Al Jazeera, presentata nel documentario "Agenda Genocidio", sono stati interpellati consulenti legali ed esperti in questioni politiche per accertare se l’azione lanciata dal governo configuri uno sterminio sistematico. Penny Green, docente all'Università di Londra e responsabile dell’International State Crime Initiative (ISCI) ha detto che "Il presidente (dell'USDP) Thein Sein è pronto a utilizzare l'incitamento all'odio per i fini del governo, e questo per emarginare, segregare, ridurre la popolazione musulmana in Myanmar. E' parte di un processo di genocidio".

Originari del Rakine, territorio del Myanmar occidentale al confine con il Bangladesh, i Rohingya professano la religione musulmana e non hanno un loro Stato, ma sono distribuiti in vari paesi, che non li considerano come cittadini. Il Myanmar, a prevalenza di religione buddista, li esclude dai 130 gruppi etnici riconosciuti dalla Costituzione, considerandoli immigrati illegali provenienti dal Bangladesh.

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