Alexander Visinescu, ex comandante di una prigione in Romania durante l’era comunista, è stato accusato di genocidio. Un passo importante per la procura del Paese, perché rappresenta la prima imputazione per tale crimine dopo quella del dittatore Nicolae Ceaușescu - processato e condannato a morte nel 1989.
Visinescu è stato a capo della prigione di Ramnicu Sarat, nell’est della Romania. dal 1956 al 1963. Secondo le accuse, in questo periodo il comandante ha picchiato, esposto al freddo e negato cure mediche e cibo ai detenuti.
Come direttore del carcere, l’uomo ha supervisionato l’arresto di molti esponenti dell’elite culturale romena, come Corneliu Coposu, Ion Diaconescu e Ion Mihalache, leader e fondatore del Partito Agrario che morì nel 1963, mentre stava scontando la condanna all’ergastolo.
Diversi prigionieri hanno descritto Visinescu come un crudele torturatore, che picchiava i detenuti senza rispetto per la loro età o per le loro condizioni di salute. “L’ufficiale e il comandante lo percuotevano continuamente, e quando si ammalava non gli offrivano cure mediche - ha raccontato Ion-Ovidiu Borcea, parlando della detenzione di Mihalache - Lui gridava ‘Sono Mihalache, mi stanno uccidendo!’....Questo crimine non può essere dimenticato”.
L’atto di accusa ai danni di Visinescu è parte di un percorso del Paese per affrontare il proprio passato portando in giudizio gli ex comandanti del regime comunista complici di una delle più sanguinose dittature dell’Est europeo.