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Da Milano a Messina con Libera contro le mafie

la società civile si mobilita

La bandiera con la foto di Lea Garofalo alla manifestazione di Libera in ricordo delle vittime di mafia

La bandiera con la foto di Lea Garofalo alla manifestazione di Libera in ricordo delle vittime di mafia (Foto Gariwo)

Centinaia di cittadini, tra cui molti giovani, si sono raccolti in Piazza Beccaria, nel centro di Milano, in risposta all’appello di Libera per la 21esima Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie. Un appuntamento che dal 1996 viene celebrato nel primo giorno di primavera in numerose città italiane per dare voce ai familiari delle vittime e sollecitare l’impegno delle istituzioni nella lotta alle organizzazioni criminali.
La piazza milanese è la stessa che nell'ottobre 2013 aveva ospitato la cerimonia civile per i funerali di Lea Garofalo, la testimone di giustizia calabrese uccisa nel 2009, ricordata oggi in tante bandiere portate dagli studenti. Aprendo l'incontro Lucilla Andreucci, referente di Libera di Milano e provincia, ha ricordato il significato di questa giornata e il lavoro svolto dall’organizzazione presieduta da don Luigi Ciotti, che attualmente coordina oltre 1.500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base impegnate a diffondere la cultura della legalità. Il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha ricordato che "le mafie al nord esistono, anche se c'era chi negava il tentativo di infiltrazione, ma possono e devono essere contrastate. Le istituzioni devono essere dalla parte della legalità e in questi anni abbiamo dimostrato che queste istituzioni, quelle qui presenti, sono impegnate nella lotta alla mafia. Ognuno può e deve fare qualcosa. Non voltatevi mai dall'altra parte”, ha ammonito Pisapia, ringraziando i familiari delle vittime, testimonianza vivente di quanto possiamo fare.
Tra gli intervenuti, Alessandra Galli, magistrato e figlia del giudice Guido Galli assassinato il 19 marzo 1980 a Milano da un commando di Prima Linea, ha ricordato l’importanza che la mobilitazione democratica ha avuto nello sconfiggere il terrorismo politico, di cui suo padre era stato vittima, una mobilitazione che deve agire anche contro la mafia.
Un’altra testimonianza è venuta da Francesca Ambrosoli, figlia dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, che ha detto di considerare il padre non una "una vittima innocente", ma un uomo attivo e libero, che ha combattuto fino all’ultimo per svolgere il compito che le istituzioni gli avevano assegnato.
Don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della Carità, ha esordito citando una frase di Don Pino Puglisi, assassinato nel 1993 dalla mafia: “Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti”, e poi ha criticato le barriere di filo spinato che vengono erette in Europa e sollecitato ad accettare la diversità. "Non c'è futuro senza memoria, lo dobbiamo dire a quelli che usano ruspe per cancellare quella solidarietà che è terreno nostro. La nostra Milano deve essere segnata da questa accoglienza e ospitalità".

L’incontro è stato concluso dalla lettura dei nomi delle 900 vittime della mafia, come avvenuto in altri duemila luoghi d’Italia, dove la Giornata della Memoria e dell'Impegno ha riunito più di 350mila persone, secondo quanto dichiarato da Libera. A Messina, sede della manifestazione principale con un corteo di oltre trentamila persone, tra cui molti familiari delle vittime, don Ciotti ha ricordato che "nel 1996 abbiamo raccolto un milione di firme per chiedere la confisca e l'uso sociale di questi beni. Dei passi avanti si sono fatti. Il problema ancora una volta è l'accelerazione e le priorità che il parlamento deve dare per permettere più chiarezza, più velocità e più trasparenza. C'è una grande riforma da fare in Italia quella della nostra coscienza".

Viviana Vestrucci, giornalista

21 marzo 2016

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