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Egitto, è il "venerdì della partenza"

in attesa che Mubarak lasci il potere

Aggiornamento 4 febbraio 

Dopo la preghiera manifestazioni in attesa che Mubarak lasci.I rivoltosi hanno definito quella di oggi l'ultima giornata del governo di Mubarak, il "venerdì della partenza". Continua la repressione. I giornalisti sono asserragliati all'Hotel Hilton dopo essere stati inseguiti e malmenati durante gli scontri di piazza. Danneggiate videocamere e apparecchiature. La popolazione vive momenti d'incertezza. Secondo il quotidiano francese Le Monde, "le prime ore del mattino sono consacrate alla ricerca di beni di prima necessità". 

2 febbraio
Notte di sangue al Cairo
dieci morti nella protesta

Dieci persone uccise negli scontri di piazza nella notte in Egitto. Altri 1500 feriti. Le vittime sono oppositori del regime che si sono radunati nella piazza Tahir al Cairo, contro di loro hanno sparato alcuni sostenitori del presidente Mubarak.
Il premio Nobel El Baradei invita l'Occidente a non sostenere "un governo che uccide i suoi cittadini". 

Dopo la rivoluzione? Il dibattito

Vittorio Emanuele Parsi su La Stampa afferma: "Occorre già pensare al dopo-Mubarak, cercando di esercitare tutta l’influenza di cui si dispone per provare a indirizzarlo e bisogna farlo a partire dall’individuazione degli interlocutori per ora, e sottolineo il per ora, ancora decisivi. Mi riferisco ai militari, ad El Baradei e ai Fratelli Musulmani. Al momento sono questi tre, per motivi diversi, gli interlocutori dotati di risorse significative [...]. Ciò implicherebbe il riconoscimento della natura politica legittima dei Fratelli Musulmani, ma eviterebbe di riprodurre in Egitto su scala ancora maggiore il disastro di Gaza: cioè di chiedere prima elezioni regolari, per poi disconoscerne la validità quando chi vince non ci piace". 

Per Janiki Cingoli, direttore del Centro per la Pace in Medioriente, "La capacità di riuscire a integrare le correnti dell’Islam moderato nei processi di cambiamento rappresenta probabilmente una delle chiavi determinanti nell’esito di questa sfida".

Il politologo Yossi Klein Halevi, molto ascoltato dal governo israeliano ed attivo nel dialogo con gli arabi definisce i fratelli musulmani "portatori di un'ideologia che persegue il dominio dell'Islam sul mondo" e chiede all'Occidente di fermarli. 

Anche Pierluigi Battista sul Corriere è decisamente contrario a un dialogo con i Fratelli Musulmani e scrive: "Il fatto che non mettano più bombe, che abbiano da tempo rinunciato alla violenza, non ne fa affatto un interlocutore. Ideologicamente non sono diversi da Al Qaeda e una loro vittoria finale in Egitto (possibile — esercito permettendo — essendo la Fratellanza l’unica forza politica ramificata e organizzata della società egiziana) configurerebbe precisamente un esito illiberale in grado di spostare in senso antioccidentale l’asse dell’intero Medio Oriente".

La giornalista di Haaretz Amira Hass, l'unica israeliana a vivere a Gaza, intervista Mahmoud al-Aker, urologo e capo della Commissione Indipendente per i Diritti Umani che dal 1993 sorveglia le azioni dell'Autorità Palestinese. Il medico e attivista denuncia il divieto imposto ai palestinesi di manifestare in solidarietà agli egiziani, motivato da diffidenza verso le nuove forze, ma anche da mancanza di una vera democrazia in Palestina.

La difficile vita quotidiana degli egiziani, Le Monde, 4 febbraio 2011
L'Occidente si illude di contare, di Pierluigi Battista, Corriere della Sera, 3 febbraio 2011
Perché l'autorità palestinese non sta sostenendo i ribelli egiziani?, di Amira Hass, Haaretz, 3 febbraio 2011 (In inglese)
Da Tunisi al Cairo l'intifada araba, di Janiki Cingoli, Cipmo 3 febbraio 2011

I Fratelli musulmani un dialogo da aprire, di V.E. Parsi, La Stampa, 2 febbraio 2011

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