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Human Rights 25 years after

conferenza internazionale a Praga

Il padre di Annar Mammadli, che ha ritirato il premio per il figlio

Il padre di Annar Mammadli, che ha ritirato il premio per il figlio (Foto Václav Havel Library / Ondřej Němec)

Annar Mammadli: questo il nome del vincitore del prestigioso Premio Václav Havel per i diritti umani, arrivato quest’anno alla sua seconda edizione, scelto dalla giuria composta da Anne Brasseur, presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, František Janouch, fondatore e presidente della fondazione Charta 77, Thomas Hammarberg, ex commissario per i diritti umani, Nuala Mole, avvocato e fondatrice del centro AIRE, Marek Nowicki, avvocato, Presidente dell’Human Rights Advisory Panel dell’ONU in Kosovo, Martin Palouš, ex ambasciatore della Repubblica Ceca, presidente della Fondazinoe della Biblioteca di Václav Havel a New York e Christos Pourgourides, ex deputato della Repubblica cipriota ed ex membro dell’Assemblea Parlamentare.

Mammadli è uno dei principali attivisti politici dell’Azerbaigian, fondatore dell’EMDS, l’Election Monitoring and Democracy Studies Centre che si occupa di monitorare la libertà e l’indipendenza delle elezioni nel paese. Grazie al suo lavoro l’EMDS ha contribuito a migliorare la partecipazione e l’istruzione degli elettori ed ha preparato numerosi materiali e reports su 13 elezioni tenutesi nel Paese. Arrestato nel dicembre del 2013 con l’accusa fittizia di “abuso di potere” è stato condannato quest’anno a 5 anni e 6 mesi di reclusione.

In onore del vincitore il 1 ottobre 2014 si è tenuta a Praga la conferenza internazionale Human rights 25 years later, organizzata dalla Biblioteca di Václav Havel e dalla Fondazione ‘Charta 77. L’evento, che vantava la presenza di numerosi ospiti internazionali, si poneva come obiettivo quello di fare il punto della situazione sullo stato dei diritti umani 25 anni dopo la caduta del Muro di Berlino.

La conferenza ha avuto luogo presso il Prague Crossroads, la splendida chiesa gotica sconsacrata oggi centro spirituale internazionale adibito ad eventi e conferenze gestito dalla Fondazione di Dagmar e Václav Havel VIZE 97, per la quale rappresenta uno dei progetti più importanti nel campo dei diritti umani.

Dopo l’introduzione di Marta Smolíková, direttrice della Biblioteca di Václav Havel, e di František Janouch, la parola è passata a Marek Nowicky per il primo panel cui ha partecipato Asaf Mammadov, il padre di Mammadli. Il secondo panel, intitolato Riflessioni sullo stato attuale dei diritti umani nel mondo, si è aperto con le seguenti parole di Václav Havel pronunciate il 29 aprile 1999 di fronte alle Camere riunite del Parlamento canadese:

C’è un valore che si pone più in alto dello Stato. Questo valore è l’umanità. (...) I diritti umani sono superiori ai diritti degli stati. Le libertà umane costituiscono un valore superiore alla sovranità dello Stato. In termini di legge internazionale le misure che proteggono l’essere umano nella sua unicità dovrebbero avere la precedenza rispetto a quelle che proteggono lo Stato.”

Il moderatore Martin Palouš ha poi introdotto uno degli ospiti più attesi: Shin Dong-Hyuk. Shin è nato in Corea del Nord, nel famigerato Camp 14, zona di controllo totale dal quale è riuscito a fuggire - caso unico – e ha deciso di dedicare la propria vita alla dolorosa testimonianza di questa realtà infernale, raccolta nel bestseller Fuga dal campo 14 scritto insieme al giornalista Blaine Harden. “Ero un animale, solo ora mi sto trasformando in una persona,” ha dichiarato Shin che ha visto i genitori uccisi davanti ai propri occhi, colpevoli della collaborazione degli zii di Shin con la Corea del Sud durante la guerra. Secondo Amnesty International sono almeno 200.000 i prigionieri dei campi di internamento la cui esistenza è negata dal regime di Pyongyang. Ha chiuso il blocco degli interventi Katrine Camilleri, avvocatessa rappresentante dell’organizzazione Jesuit Refugee Service di Malta, uno dei tre finalisti del Premio Václav Havel per i diritti umani. I relatori si sono interrogati sullo stato dei diritti umani nel mondo 25 anni dopo la caduta del Muro di Berlino, analizzando i progressi compiuti e il peggioramento della situazione - soprattutto nei paesi ex sovietici. Ci si è inoltre interrogati sui nuovi concetti per definire i diritti umani e sugli gli strumenti più adatti per la loro difesa.

Il terzo panel, che portava il titolo Le origini e il ruolo dei leaders nel mondo libero e in quell non libero, moderato da Jiří Pehe, politologo e direttore della New York University di Praga, si ispirava alle seguenti parole di Václav Havel pronunciate il 29 settembre 1994 durante il ritiro del Jackson H. Ralston Prize della Stanford University:

“Il ruolo dell’intellettuale è, tra l’altro, quello di prevedere come una Cassandra le varie minacce, gli orrori e le catastrofi. Il ruolo del politico è di ascoltare tutti questi moniti, prendere atto dei pericoli e al tempo stesso pensare intensamente a come affrontarli o evitarli.”

I relatori, Ales Bialiatski, attivista politico bielorusso vincitore della prima edizione del Premio Václav Havel per i diritti umani,Šimon Pánek direttore di una delle più grandi e prestigiose ONG ceche People in Need, Petruška Šustrová, giornalista specializzata sulla Polonia e gli altri Paesi dell’ex Unione Sovietica, firmataria di ‘Charta 77 e Asaf Mammadov hanno discusso di su cosa sia necessario fare per sostenere i leader democratici che lottano contro regimi non democratici e di come questi leader carismatici possano conquistare l’autorità nelle società non libere dove operano.

Il penultimo panel, intitolato La situazione dei diritti umani nell’Est Europa, partiva dalla seguente citazione di Václav Havel tratta dall’intervista della giornalista Petra Procházková pubblicata sul quotidiano Lidové Noviny il 19 Marzo 2008:

È come se la Russia non sapesse esattamente dove comincia e dove finisce, è come se questa incertezza la rendesse costantemente ansiosa. Usa termini come “il vicino lontano” e sente che se qualcosa le è appartenuto una volta, allora le deve appartenere per sempre.

Il moderatore Jan Macháček, giornalista, firmatario di Charta 77 e presidente della Biblioteca di Václav Havel, ha discusso del percorso fatto dai paesi post sovietici durante l’ultimo quarto di secolo con Yevhen Hlibovytsky, fondatore del think-tank ucraino pro.mova oltre che giornalista politicamente attivo durante la Rivoluzione Aranzione del 2003, Ivlian Haindrava, politico e politologo georgiano membro del National Security Council della Georgia e Petr Kolář, avvocato, ex diplomatico ceco.

L’ultimo panel portava il titolo La minaccia di una nuova divisione dell’Europa e del mondo ed è stato introdotto dalle parole di Václav Havel estrapolate dal discorso „Europe as Task“ pronunciate il 15 Maggio 1996 davanti al Charlemagne Plenary ad Aachen:

Se i democratici non procederanno per tempo a costruire una struttura interna dell’Europa come una singola entità politica, altri cominceranno a costruirla a modo loro, e ai democratici potrebbero rimanere solo gli occhi per piangere. I demoni che hanno danneggiato così fatalmente la storia europea – nel modo più disastroso durante il XX secolo! – stanno aspettando il proprio turno.

I relatori, moderati da Magdalena Vášáryová, membro del Consiglio Nazionale della Slovacchia, Marek Nowicki, Hagai El-Ad, direttore ella B’tselem, l’organizzazione finalista del Premio Václav Havel per i diritti umani che si oppone all’ondata di nuovi leggi antidemocratiche in Israele, e Karel Schwarzenberg, ex ministro degli Esteri della Repubblica Ceca e fondatore della Biblioteca di Václav Havel, si sono confrontati su quanto sia reale il rischio di una nuova divisione dell’Europa e di una nuova Guerra Fredda. Quanto siamo preparati per tale alternativa? Siamo pronti a difendere la libertà e la democrazia? Cosa siamo disposti a sacrificare?

Con queste domande, che ci invitano a una seria e profonda riflessione sull’importanza che questi valori hanno nella nostra vita, si è chiusa una delle principali conferenze sui diritti umani tenutasi quest’anno in Repubblica Ceca, in occasione del venticinquesimo anniversario della Rivoluzione di Velluto.

Andreas Pieralli, giornalista e traduttore

24 ottobre 2014

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