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I crimini contro l'umanità moderni a teatro

il conflitto del Congo tra dramma e realtà

Il drammaturgo svizzero Milo Rau ha curato un'inedita messa in scena. In 14 ore di maratona teatrale, svoltasi in parte in Congo e in parte a Berlino, ha rappresentato con protagonisti veri il conflitto che dilania il Congo dal 1993. 

Rau, che ha collaborato con l'International Institute of Political Murder (Istituto Internazionale sull'Omicidio Politico), ha realizzato in teatro una vera e propria aula di tribunale, dove gli ex ribelli si sono confrontati faccia a faccia con le vittime dei massacri, gli ufficiali governativi, i politici dell'opposizione, i membri di organizzazioni internazionali quali la Banca Mondiale e l'ONU, filosofi ed economisti in qualità sia di testimoni, sia di esperti. 

In Congo, ha dichiarato il regista al giornale inglese The Guardian, "ha luogo uno dei più vasti conflitti nella storia dell'uomo, con oltre cinque milioni di morti in massacri senza fine, che sono tutti rimasti impuniti per oltre 20 anni. La causa dell'antagonismo non è etnica - ha spiegato Rau - ma economica. Si combatte per i beni indispensabili alla vita nel 21° secolo, come il coltran, il niobio o la cassiterite, che si trovano in abbondanza in Congo". 

Il motivo per cui lo spettacolo è proseguito nella capitale tedesca è che qui ebbe luogo nel 1884 il Congresso in cui si spartì il continente africano tra le potenze europee, secondo quel movimento di scramble for Africa, contesa per l'Africa, che agitava allora le cancellerie del Vecchio Continente. 

Tra i fattori che motivavano allora i politici si possono annoverare le scoperte mediche, che consentirono ai coloni di curare o prevenire malattie come la malaria, le armi, grazie alle quali l'Occidente godeva di superiorità tecnologica verso gli africani, i risultati delle esplorazioni e le dottrine della superiorità razziale che giustificavano l'imperialismo. 

"Ora - dice Rau - tutti, comprese le ONG che spesso immaginiamo nella veste salvifica di Madre Teresa - in realtà continuano ad approfittare del conflitto, che ha annullato l'economia reale e creato un caos permanente". Per cui anche le associazioni erano tra gli imputati, insieme ai famosi Caschi blu dell'ONU e alla Banca Mondiale che ha in qualche modo coperto gli interessi sporchi in gioco nella guerra.

Da qui nasce il progetto di un tribunale per i crimini del Congo, che però finora si è potuto realizzare solo sul palco di un teatro. Prima si sono condotte ore e ore di udienze a Bukavu, una zona particolarmente devastata del Congo. Quindi è stata offerta una visione minuto per minuto del "processo teatrale". 

Già Hannah Arendt osservava, a proposito del caso Dreyfus, che i processi in tribunale rappresentano delle messe in scena teatrali delle anime di un Paese. Claude Lanzmann aveva già realizzato 16 ore di film sull'Olocausto nel suo Shoah, un documentario che nel 1985 scosse i benpensanti mostrando i luoghi e i meccanismi dello sterminio ieri e oggi. Sono stati messi in scena il genocidio del Ruanda, le persecuzioni dei militari argentini, la guerra in Cecenia e omicidi politici come quello di Anna Politkovskaya. Ma è la prima volta che viene proprio realizzato un processo sotto forma di rappresentazione teatrale. 

La giuria era composta da importanti personalità del mondo giuridico, dei diritti civili, degli affari e della filosofia, tra cui Wolfgang Kaleck, legale di Edward Snowden, l'ex politico Marc-Antoine Vumilia Muhindo e il critico della globalizzazione olandese Saskia Sassen. Il presidente era Jean-Louis Gilissen, un consulente della Corte Penale Internazionale che ha già rappresentato i bambini soldato nelle cause contro le milizie congolesi. È stato molto colpito dalla possibilità di discutere dei fatti in maniera costruttiva tra tutte le parti in causa e di dar modo alle vittime di esprimersi. "Siamo felici che l'ultima sessione abbia avuto luogo a Berlino, perché vuol dire che il mondo ascolta", ha concluso l'esperto reclutato, o meglio scritturato, da Rau, come attore.  

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