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I diritti dimenticati

una riflessione nell'anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Il 10 dicembre 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottava la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Per la prima volta veniva redatto un testo, seppure non vincolante per gli Stati, che attribuiva ad ogni essere umano una serie di diritti fondamentali, di cui ognuno poteva godere solo per il fatto di essere al mondo.


64 anni dopo, le prescrizioni della Dichiarazione sono disattese in diverse parti del mondo. Chi ne risente maggiormente sono le donne, come testimoniano le notizie degli ultimi giorni provenienti da Paesi differenti.


Le attiviste cinesi stanno pubblicando le foto dei loro corpi nudi per sensibilizzare l'opinione pubblica e sostenere il varo di una legge che le tuteli dalle violenze domestiche, di cui è vittima una donna su quattro. In Cina inoltre resta in vigore la legge sul figlio unico, che porta con sè pratiche di aborto forzato e pressioni psicologiche. Un esempio della mancata applicazione dell'articolo 3 della Dichiarazione, che prevede che "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona".


Del diritto alla vita è stata privata la direttrice del Dipartimento di Affari femminili in Afghanistan, Nadia Sediqqi, uccisa da alcuni uomini armati mentre si recava al lavoro. Dopo il crollo del regime talebano le donne afghane hanno acquisito alcuni diritti fondamentali come quello all'educazione, al voto e alla ricerca di un impiego, ma l'avvio dei negoziati di pace tra Kabul e i gruppi fondamentalisti rischia di mettere in pericolo anche le seppur minime conquiste effettuate.


La stessa sorte sembra toccare all'articolo 19, relativo alla libertà di movimento, secondo cui "Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese". In Arabia Saudita le donne sono monitorate elettronicamente: un messaggio di testo viene inviato ai mariti quando le mogli (o le donne della famiglia) lasciano il Paese, in quanto sono solo gli uomini a poter decidere se le donne possano viaggiare. La situazione dei diritti femminili nello Stato saudita è tuttavia assai più grave. Le donne non possono guidare, non hanno il permesso di andare a scuola e non sono libere di trovare lavoro.


Una situazione analoga si verifica in Yemen, vera e propria "catastrofe dimenticata dei diritti umani" secondo Amnesty International. Il regime vicino ad Al Qaeda instauratosi nella zona Sud del Paese ha introdotto rigide norme religiose e sociali, che hanno colpito soprattutto le donne, come quelle riguardanti l'abbigliamento o l'obbligo di separare uomini e donne all'interno delle scuole e sul posto di lavoro.


I diritti delle donne sono messi in discussione in diversi Paesi del mondo, come l'Egitto o il Mali, in cui si sono affermati i partiti islamici, ma il femminicidio e la violenza sulle donne sono fenomeni conosciuti anche in Italia. Questi episodi sono sempre più frequenti e rischiano di diventare non più un'emergenza, ma un fenomeno strutturale di una società basata sulla disparità. 

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