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Il Mezzanino della Stazione Centrale

non una scelta, ma un'occasione

Luisa Arleoni è tra i volontari che si occupa di accogliere e aiutare i profughi siriani che arrivano alla Stazione Centrale di Milano.
Di seguito proponiamo il racconto della sua esperienza.

“Perché l'ho fatto?” Una bella domanda! Alla quale mi viene da rispondere solo “Perché no?”

E questo interrogativo mi riporta indietro nel tempo: alla nostra fanciullezza in campagna, a noi bimbi che crescevamo insieme - sorelle, cugini, amici. Ne abbiamo combinate tante, ma tra di noi il sodalizio era vero.

Poi siamo cresciuti, siamo cresciute, noi tre sorelle. Accanto a una madre che portava con gioia profonda il “senso dell’altro”: nessuno è estraneo.

Siamo cresciute , noi due gemelle, con le storie della zia che ci ha accudito come una nonna amorosa. E lei ci ha consegnato, con la sua narrazione vivace, la storia della nostra famiglia: zingari di tanto tempo fa (forse i primi anni del ‘900) insediatisi in un piccolo paese nella provincia di Reggio Emilia: accolti, anche se un poco guardati a vista, e resi cittadini.

Ci ha raccontato della sua nonna – la “nona Carèt" – (nonna Carità) - che , durante il conflitto mondiale, a soldati stranieri sbandati, solo vogliosi di tornare a casa, dava da mangiare una zuppa cucinata in un gran pentolone. E ai vicini che rimbrottavano “Ma come? Sono nemici” - rispondeva “vorrei che dall’altra parte ci fosse una madre come me, che desse da mangiare ai miei figli”.

La storia è sangue e memoria: la storia siamo noi. Ecco perché, di fronte ad un bisogno, non so voltarmi dall’altra parte. Ecco perché il Mezzanino è stato per me un’Occasione.

Il Mezzanino non è solo un luogo fisico, ma luogo della possibilità che ci è offerta: quella di essere umani. 

Si fornisce una prima accoglienza a chi arriva stremato da un viaggio di cui ormai tutti sappiamo le incognite e le tragedie. Si offre un sorriso, un panino con marmellata, nutella o formaggio…Si offre, soprattutto, un sorriso amico, una presenza che ti fa sentire meno “profugo”, meno “estraneo”. Si offre ciò che si ha: affetto, disponibilità, parole, sorrisi. E come è bello scoprirci tutti così uguali!

Al mezzanino si condividono gioie, pene, fatiche, e soprattutto Speranze. Da questo mix nascono legami forti , tra noivolontari e con i profughi che poi intraprendono il viaggio per altre destinazioni in Europa, laddove le possibilità di accoglienza sono migliori. Rimane, con tanti di loro, un rapporto “a distanza”, attraverso i social network e i cellulari. Un modo peressere ancora insieme.

Quella del Mezzanino è un’esperienza che arricchisce, perché ti fa conoscere il meglio delle persone: sono infatti tanti coloro che –venuti a conoscenza delle necessità -si interessano, sono pronti a collaborare, ad aiutare nei modi più diversi. Sono tanti quelli che non si rassegnano al “peggio che avanza”.

Il Bene vince sempre, perché è più forte: tutto sopporta, tutto scusa.

E così vince - e convince.

13 febbraio 2015

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