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Iran, Cuba, Siria e Medioriente

Obama a patti con il diavolo?

Il dissidente cubano Marco Rubio, sul New York Times dell'8 luglio, ha scritto che la distensione tra Barack Obama e i fratelli Fidel e Raul Castro è frutto di un "patto faustiano" con il quale l'America tradisce la propria vocazione democratica. 

Al centro della veemente accusa il fatto che proprio in queste settimane di disgelo l'attivista Antonio Rodiles sarebbe stato picchiato da sgherri del regime cubano, e quasi altri cento esponenti dell'opposizione sarebbero stati arrestati. 

Obama, secondo Rubio, si starebbe accollando responsabilità non sue, come i problemi di vitalità economica dei Paesi in via di transizione dal comunismo e, nel caso di Cuba in particolare, la difficoltà che perdurano fin dal crollo dell'URSS per via del venir meno dell'acquirente pressoché unico dei prodotti made in Cuba. Secondo il commentatore della transizione come gestita oggi potrebbero beneficiare solamente i ricchi turisti attratti dalle pubblicità benevole dello stesso New York Times e gli alti funzionari del Partito Comunista

Mefistofele dunque è il denaro: l'eldorado che si potrebbe aprire a Cuba, ma anche quello che potrebbe piovere su Paesi come l'Iran se anche lì il disgelo portasse a un allentamento delle sanzioni. Il problema è che la "conoscenza ultima" potrebbe arrivare nella forma di una terribile escalation del nucleare iraniano, secondo il popolare blog The Daily Beast (che calcola un beneficio per Teheran di almeno 30 milioni di dollari). Per contro, un giornale francese come Le Monde, più aperto alle istanze del mondo musulmano, pubblica notizie sulle rassicurazioni del Ministro degli Esteri iraniano secondo cui concludere il negoziato dovrebbe portare a combattere insieme il nemico jihadista dell'ISIS.

Un'altra tentazione, per Obama, potrebbe essere quella di lasciare dietro di sé una pax americana: non nell'arco di 24 anni, ma dei 18 mesi che mancano ancora alla fine del suo secondo mandato il Presidente USA potrebbe voler imprimere il suo segno storico, pacificando il Medio Oriente. Ecco quindi spiegata la linea morbida con il Bahrein, nonostante il suo terribile curriculum in termini di rispetto dei diritti umani, e i tentativi di andare d'accordo con l'Arabia Saudita, che pure ha molto da temere dalla politica mediorientale americana, e lo sta dimostrando con l'intervento in Yemen contro al Qaeda e i ribelli Houthi che dal 2011 cercano di rovesciare il governo per fondare lo stato su basi confessionali. 

Sulla stampa israeliana si paventa spesso che gli USA abbiano quasi smesso di sostenere il loro tradizionale alleato di Gerusalemme. Lo spirito "irenico" (o il patto con il diavolo?) del Presidente vincitore del Nobel per la Pace si potrebbe riscontrare anche nell'atteggiamento estremamente critico verso Netanyahu

Il Faust potrebbe anche essere quello di Bulgakov, un grande personaggio russo quindi. Magari Vladimir Putin, altro grande attore egemonico nell'area dell'Asia Centrale e del Vicino Oriente. L'uomo che si sospetta possa puntellare ancora il sempre più ridotto, territorialmente e moralmente, potere di Bashar el Assad sulla Siria. Se estendessimo la teoria di Rubio allo scacchiere del Mondo arabo e musulmano, vedremmo riapparire sullo sfondo la vecchia contrapposizione USA-Russia. 

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