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L'Inghilterra risarcirà i kenyoti

per le atrocità subite negli anni '50

Nel 1944 in Kenya si formò un'unione guidata da Jomo Kenyatta che lottava per l'indipendenza del Paese dal dominio inglese. Una formazione guerrigliera segreta, chiamata Mau Mau, iniziò una violenta campagna contro i coloni bianchi. Kenyatta fu sospettato di guidare questi moti e incarcerato nel 1953. L'Inghilterra per sedare la rivolta ricorse a veri e propri lager, e riuscì a stroncarla nel 1956. Ma a che prezzo per la popolazione civile? 
Per tre kenyoti, Paulo Muoka Nzili, Wambuga Wa Nyingi e Jane Muthoni Mara, il prezzo è stato altissimo: Nzili è stato castrato durante la detenzione illegale, Nyingi è stato barbaramente picchiato nella cella per mesi e Muthoni Mara è stata stuprata in modi orribili. I tre hanno avuto coraggio e hanno fatto causa allo Stato inglese. 

Grazie anche al lavoro di studiosi, come la professoressa di Harvard Caroline Elkins, autrice di The Imperial Reckoning: The Untold Story of Britain's Gulag in Kenya, è emerso che le forze coloniali inglesi uccisero decine di migliaia di persone mentre altre 150 mila, per la maggior parte estranee alla rivolta dei Mau Mau, vennero deportate in campi di internamento e torturate durante il periodo della cosiddetta "Kenyan Emergency", una delle pagine più buie del colonialismo europeo in Africa. 

La Gran Bretagna ha cercato di affermare il non collegamento tra il suo attuale governo e l'amministrazione coloniale di quei tempi, ma l'Alta Corte britannica ha dato ragione ai tre sopravvissuti ai "gulag kenyoti". William Hague ha così pronunciato le sue scuse ai civili del Paese africano, dichiarando: "L'Inghilterra si rincresce sinceramente per il dolore causato dagli abusi commessi". Ha inoltre annunciato che risarcirà le migliaia di vittime con una somma di 20 milioni di sterline. 

L'Arcivescovo sudafricano Premio Nobel per la Pace Desmond Tutu ha dichiarato: "Questa composizione della causa è un balsamo sia per le vittime che per i carnefici. Invia al mondo un segnale che qualunque sia la portata della cattiveria che un uomo può esercitare su un altro uomo, la bontà alla fine prevale".  

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