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L'ora buia di Abyan

Amnesty International denuncia violenze in Yemen

Amnesty International denuncia terribili abusi compiuti da Al Qaeda e dal governo yemenita negli ultimi 16 mesi. Il rapporto Conflct in Yemen: Abyan's Darkest Hour documenta in 57 pagine la "catastrofe umanitaria" in cui versa il Paese dal febbraio 2011, momento in cui iniziarono le tensioni tra il governo di Ali Abdullah Saleh e la popolazione. Gli scontri hanno aperto spazi per l'insediamento di Al Quaeda nel Sud del Paese, e questo ha portato alla introduzione della legge islamica e, come testimonia Amnesty, alla moltiplicazione degli atti di violenza.


Diversi video citati nel rapporto mostrano una serie di barbarie. Una donna viene decapitata perché accusata di stregoneria, e la sua testa mostrata per le strade della città. Un uomo, accusato di essere una spia degli Stati Uniti viene picchiato e il suo corpo insanguinato crocefisso sulla pubblica piazza.


Altre scene mostrano l'amputazione della mano di un uomo arrestato per aver rubato apparecchiature elettroniche. Amnesty International ha raccolto la sua testimonianza. "Mi hanno trattenuto in una stanza per cinque giorni - ha dichiarato l'uomo - mi hanno picchiato duramente, poi mi hanno addormentato con una iniezione e quando mi sono svegliato la mia mano non c'era più".


Il rapporto di Amnesty International attribuisce diverse violazioni anche al governo yemenita, che durante gli scontri del febbraio 2011 ha effettuato bombardamenti e utilizzato artiglieria e colpi di mortaio anche nelle zone residenziali, provocando la morte di migliaia di civili, tra cui numerosi bambini.


Mohammed Albasha, portavoce dell'ambasciata yemenita a Washington, ha dichiarato che il governo di Abyan esaminerà attentamente i dati provenienti dal rapporto di Amnesty. Resta tuttavia incerto il futuro dei 250000 sfollati che sono stati costretti a lasciare la propria casa a causa delle violenze provenienti da Al Qaeda e dal governo centrale.




Le violenze in Yemen



Nel gennaio 2011 il governo dello Yemen ha proposto modifiche costituzionali che stabilivano che il Presidente Ali Abdullah Saleh potesse mantenere il potere per un tempo indefinito e che in seguito lo potesse tramandare ai suoi figli. Le proposte hanno innescato un'ondata di furiose proteste quasi immediata. Il 22 gennaio studenti, attivisti e membri della società civile hanno manifestato pacificamente per le strade della capitale Sana'a. La polizia, dopo aver arrestato Tawakkul Karman, presidente della Ong Giornaliste senza catene, ha iniziato una dura repressione delle proteste.


Con il peggioramento della situazione, il Consiglio di cooperazione del Golfo ha cercato di mediare tra il Presidente e i partiti di opposizione, ma la mancata collaborazione di Saleh ha scatenato ulteriori dimostrazioni, aggravando la crisi già in atto. Scontri armati tra le forze del governo e il potente gruppo tribale guidato da Sadeq al-Ahmar hanno favorito la crescita di Al Qaeda nel Paese, e l'occupazione dello Yemen del Sud da parte dei gruppi fondamentalisti.

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