Dai cinque ai quindici anni di prigione. Questa la pena stabilita dal Tribunale di Manama, capitale del Bahrain, per i medici che nel marzo 2011 hanno soccorso i manifestanti feriti durante le proteste di piazza. La Corte di Cassazione del Bahrain ha condannato gli imputati lo scorso 29 settembre.
Il giuramento di Ippocrate come “complotto ai danni dello Stato”, secondo l’accusa, che sostiene che i medici abbiano “occupato abusivamente” l’ospedale e “incitato all’odio” i feriti che stavano soccorrendo.
Diverse organizzazioni internazionali hanno monitorato il processo, tenutosi in uno dei tribunali speciali costituiti dal governo del Bahrain appositamente per giudicare i manifestanti.
La denuncia di tale sentenza viene da Maryam al-Khawala, presidente reggente del Centro per i diritti umani in Bahrain che sostituisce il padre Abdulhadi condannato all’ergastolo, ed è ripresa dalla Federazione internazionale per i diritti umani. La stessa federazione riscontra l’uso continuo della forza contro le proteste quotidiane che si verificano nel paese, con un utilizzo senza precedenti di gas lacrimogeni anche all’interno delle zone residenziali.
Le proteste
Il ciclo di proteste in Bahrain si è sviluppato sull’onda delle primavere arabe a partire dal 14 febbraio 2011. In questo “giorno della rabbia” i manifestanti sciiti, attraverso il web, si sono dati appuntamento nelle vie di Manama per protestare contro le discriminazioni attuate dalla minoranza sunnita al potere.
La violenza con cui le forze governative hanno cercato di sedare la rivolta ha scatenato un susseguirsi di manifestazioni e proteste nei giorni successivi, fino ad arrivare a sistematici raduni in Piazza della Perla a Manama.
La autorità del Bahrain hanno promesso riforme per cercare di sedare la rivolta, ma secondo quanto riportato dalla Federazione internazionale per i diritti umani “il regime non ha ancora mantenuto le promesse”.