Gariwo
https://it.gariwo.net/magazine/diritti-umani-e-crimini-contro-lumanita/la-nostra-nuova-era-del-disprezzo-16222.html
Gariwo Magazine

"La nostra nuova era del disprezzo"

di Karen Stohr

Karen Stohr è professore associato di Filosofia all'università di Georgetown e insegna Etica al John Fitzgerald Kennedy Institute della stessa città. Per il New York Times ha analizzato il linguaggio violento e distruttivo dei media e di alcuni settori del mondo politico, soprattutto in relazione alle elezioni americane del 2016, ed è arrivata a suggerire una modalità di risposta non simmetrica alle forme di bullismo a cui si assiste in Rete e non solo.

"Chiunque avesse sperato che il 2017 potesse portare un cambiamento nel tono del discorso politico è ora del tutto deluso. Il notevole grado di disprezzo che ha caratterizzato le elezioni americane del 2016 non ha dato segni di ridursi nei primi giorni in carica di Donald J. Trump.

Il discorso politico permeato dal disprezzo certamente non è nuovo. La vera novità è il grado in cui il disprezzo è riuscito a insinuarsi nella nostra esperienza quotidiana di dialogo politico. Sono passati i giorni in cui il disprezzo per i rivali politici e i loro sostenitori era per lo più comunicato dietro porte chiuse, in toni bassi che non miravano ad assicurare una grande audience. Qualunque senso di indecenza associassimo con il discorso pubblico permeato dal disprezzo è stato spazzato via. Ci restano i sentimenti grezzi delle persone, in tutti i settori dell'arco politico, esposti ed espressi in contesti che vanno dai social media e dalle proteste pubbliche al modo di presentarsi e di vestirsi.

Immanuel Kant una volta notò che "nessun uomo nei suoi sentimenti più veri... è innocente". Non era che Kant non desse il giusto valore all'autenticità e alla sincerità nelle nostre interazioni con gli altri, tutt'altro. Tuttavia si rendeva conto che la stabilità e il progresso della comunità morale e politica dipende dalla nostra abilità di trattenerci dall'esprimere pubblicamente ogni cosa che ci passa per la mente. Ciò è particolarmente urgente quando i nostri pensieri e atteggiamenti interni riflettono disprezzo per gli altri esseri umani. Il disprezzo, ammetteva Kant, è una cosa molto pericolosa. Il pericolo risiede nella capacità peculiare che ha il disprezzo di disumanizzare coloro che ne sono colpiti. Un diffuso disprezzo pubblico ha il potenziale di minare la base morale delle relazioni umane e, certamente, la stessa comunità umana.

Un aspetto fondamentale del disprezzo è la sua generalizzazione, cioè il suo essere diretto all'intera persona, piuttosto che ad alcuni suoi aspetti. Pertanto differisce da altri atteggiamenti negativi, come la rabbia. Se esprimo rabbia nei confronti di una persona, sto investendo su essa. Se esprimo disprezzo, invece, la sto squalificando. La distinzione è cruciale.

Nel suo saggio “Freedom and Resentment,” (Libertà e risentimento), P.F. Strawson descrive questa differenza come differenza tra un atteggiamento partecipativo e uno oggettivo. Quando vediamo gli altri da un'ottica partecipativa, li guardiamo come altri soggetti etici, responsabili di quanto dicono e fanno. Con una visione oggettiva, non li vediamo come soggetti, ma come oggetti da gestire, o forse ostacoli da superare. Il disprezzo funziona spostando la persona che ne è oggetto da una relazione partecipativa a una oggettiva. Mira ad alterare lo status di una persona diminuendone la soggettività e il potenziale di essere un soggetto attivo di scelte e comportamenti. Questo è come il disprezzo raggiunge il suo scopo disumanizzante - segnando il proprio oggetto con il marchio dell'indegnità a impegnarsi con lui, e quindi negandogli la qualità di membro a pieno diritto della comunità umana.

Il disprezzo è frequentemente palese, ma può anche essere molto sottile. A volte si nasconde sotto un linguaggio e un comportamento che sono educati in superficie, e solo chi ne è fatto oggetto lo riconosce. Spesso viene portato avanti come semplice presa in giro in sé bonaria, o, nel linguaggio del 2016, come un discorso "da spogliatoio". Risulta facile in maniera preoccupante per il disprezzo nascondere le proprie tracce, e anche per gli ascoltatori sorbirsi il disprezzo altrui senza avvertirlo. Ciò è particolarmente vero quando il disprezzo è espresso in forma di sfottò.

Quando Trump prendeva in giro l'aspetto fisico del reporter del New York Times Serge Kovaleski, perfino i suoi più ferventi sostenitori hanno faticato a trovare argomenti per difendere il loro candidato. Trovandosi incapaci di difendere un comportamento come l'imitazione della disabilità di una persona, si sono trovati costretti a cercare di sostenere che Trump non stava in realtà assolutamente cercando di imitare Kovalevski. Il pubblico in gran parte non se ne è convinto. Conosciamo il disprezzo quando lo vediamo all'opera.

Trump e i suoi sostenitori sono responsabili per la maggior parte del nostro attuale rigurgito di disprezzo, ma è difficile sostenere che siano gli unici ad attuarlo. L'espressione di Hillary Clinton "un mucchio di gente deplorevole" costituisce una manifestazione di disprezzo, anche se la sua successiva manifestazione di rammarico ne ha ridotto un po' l'impatto. Gli oppositori di Trump hanno anche diretto una gran mole di disprezzo sia sulla sua persona - come abbiamo visto in alcuni dei cartelli esibiti alle manifestazioni in tutto il Paese  -, sia verso le persone che lo hanno votato, particolarmente gli elettori delle zone rurali che non hanno un alto grado di istruzione. Il disprezzo è stato iniettato nel nostro spazio pubblico da tutte le sue componenti.

Nondimeno, sarebbe un errore concludere che tutte le espressioni di disprezzo sono negative nello stesso modo. Il disprezzo si mostra nel contesto delle relazioni sociali caratterizzate da differenze di potere. Esse hanno un effetto profondo sulla forma del disprezzo e sulla sua efficacia nello sminuire la soggettività di chi ne è vittima. Un cartello di protesta carico di disprezzo diretto al Presidente non è la stessa cosa di un'osservazione carica di disprezzo compiuta dallo stesso Presidente.

Come sa qualunque adolescente, alcune persone esercitano molto più potere di altre. La fonte di questo potere, quando si è studenti di scuola media, può essere misteriosa, ma gli effetti sono abbastanza ovvi. Un dodicenne nelle condizioni giuste ha il potere di rendere un compagno di classe "persona non grata".

Le relazioni fra adulti sono meno ovviamente, ma egualmente, caratterizzate da differenze nel potere detenuto da ciascuno, e se le ignoriamo lo facciamo a nostro rischio e pericolo. Alcune persone hanno posizioni adeguate a disumanizzare gli altri; altre persone sono più vulnerabili alla disumanizzazione di altre. Ciò significa che il disprezzo non è sempre uguale. Il disprezzo espresso dai potenti contro i vulnerabili è un pericolo morale maggiore del disprezzo che va in opposta direzione. Come Presidente, Trump occupa una posizione di potere sociale eccezionale. Il disprezzo proveniente da tale potere diventa molto più efficace, e quindi molto più pericoloso per i nostri valori democratici.

Il disprezzo di Trump si rivolge a molte persone e categorie: praticamente chiunque lo critichi. Nondimeno, la sua tendenza a trattare i membri di gruppi sociali molto meno potenti con disprezzo è particolarmente disturbante. L'imitazione di Kovalevski ha rinforzato una diseguaglianza sociale specifica che oggi molte persone riconoscono come moralmente riprovevole, e precisamente, l'emarginazione delle persone con disabilità. Descrivendo i messicani come stupratori e le donne come oggetti di gratificazione sessuale, egli ha contribuito ai fenomeni di emarginazione.

Il metodo standard di Trump per rispondere ai suoi critici comprende la denigrazione del loro aspetto, la negazione della loro intelligenza e il chiamarli "fallimenti totali". Quindi egli li tratta come oggetti da disprezzare e rifiutare, invece che come altri esseri umani degni di elementare rispetto. Ciò è quello che rende il suo comportamento portatore di disprezzo e non solo di "critiche colorite".

Sembra come se la migliore risposta al disprezzo di Trump fosse il restituirgli il favore, trattandolo come lui tratta gli altri. Il problema, però, è che disprezzare Trump non funziona nello stesso modo del disprezzo che ha lui per gli altri. Anche se ci diciamo sicuri di avere ragione a disprezzare i suoi atteggiamenti e comportamenti, la sua posizione sociale di potere lo tiene al riparo dai peggiori effetti del disprezzo. Non è semplicemente possibile sminuire o squalificare il Presidente degli Stati Uniti. Ciò significa che il disprezzo non è un'arma particolarmente utile nella battaglia contro il fanatismo o la misoginia. I socialmente vulnerabili non possono brandire questa arma efficacemente, proprio per via della loro vulnerabilità sociale.

La strategia migliore per coloro che sono già privi del potere è di rifiutarsi di disprezzarlo. Restituirgli il disprezzo ne legittima la presenza nella sfera pubblica. Gli unici che beneficiano di questa legittimazione sono le persone con abbastanza potere per stabilire i confini della comunità politica come conviene loro. Le persone vulnerabili socialmente non possono vincere la battaglia per il rispetto usando il disprezzo come modo di rivendicarlo. In un ambiente dove il disprezzo è un modo accettabile di comunicare, coloro che già mancano di potere hanno solo da perdere. L'unica reale difesa contro il disprezzo è l'insistenza coerente, forte ed espressa ad alta voce che ognuno di noi deve essere considerato un pieno partecipante nella nostra comune vita politica, con il diritto a ritenere tutti gli altri responsabili di come siamo trattati

Il disprezzo espresso privatamente può essere catartico, ma quello espresso pubblicamente è pericoloso. Come ammetteva Kant, esso minaccia le fondamenta della nostra comunità politica negando l'idea morale centrale su cui  questa comunità si basa: il diritto di ognuno al rispetto in quanto essere umano. Il discorso politico permeato dal disprezzo, con i suoi effetti perniciosi sul rispetto reciproco, non sarebbe mai dovuto diventare la moneta corrente dei dialoghi attuali. Per il bene del nostro Paese, dobbiamo compiere ogni sforzo per respingerlo nel cono d'ombra a cui appartiene. Speriamo che il nostro nuovo Presidente faccia la sua parte".

27 gennaio 2017

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati