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Negato il diritto di espatrio ad attivista del Kashmir

doveva recarsi a Ginevra per parlare del conflitto dimenticato

Ormai è dal 1947 che India e Pakistan si contendono la regione frontaliera del Kashmir. Un luogo che questo conflitto ha reso marginale e che è stato attraversato da violenze di ogni sorta tra indiani e musulmani; dove, per esempio, ricorda Le Monde diplomatique, la prima galleria d'arte è stata aperta solo nel 2015. 

Human Rights Watch ha denunciato che l'India ha impedito a un pacifista del Kashmir, Khurram Parvez, di recarsi a Ginevra dove avrebbe dovuto intervenire al Consiglio dei diritti umani dll'ONU per cercare di sensibilizzare l'istituzione sulla situazione nella zona contesa.

Parvez, 39 anni, ora in carcere, è presidente della Federazione Asiatica contro le Sparizioni Non Volontarie. Ha quindi documentato casi di desaparecidos e di fosse comuni in cui sono stati spesso rinvenuti i loro cadaveri. Secondo l'India Parvez era in procinto di incitare alla violenza e l'arresto è considerato "preventivo della commissione di un crimine". Secondo le associazioni per i diritti umani sarebbero stati negati arbitrariamente il suo diritto alla libera circolazione e a stabilire rapporti con istituzioni intergovernative e non governative. 

Attualmente, sempre secondo il sito di Human Rights Watch nel Kashmir vige il coprifuoco dopo l'assassinio di un leader della lotta armata musulmana, Burhan Wani, avvenuto l'8 luglio 2016. Per mantenere il coprifuoco è stato anche esercitato "un uso eccessivo della forza, con l'uccisione di 80 manifestanti e di due poliziotti". Sono stati censurati anche giornali e altri mezzi di comunicazione, compresi cellulari e tv. Human Rights Watch ha chiesto il rilascio di Parvez e l'assunzione da parte dell'India delle proprie responsabilità nella drammatica situazione della regione contesa.

Il conflitto India-Pakistan è potenzialmente uno dei più pericolosi al mondo perché potrebbe scatenare una guerra nucleare. Le cause sono l'insofferenza soprattutto dei giovani - a maggioranza musulmana - del Kashmir e del vicino Jammu a essere governati dall'India. Queste comunità, in cui la disoccupazione è molto alta, preferirebbero l'indipendenza o il passaggio sotto sovranità pakistana. L'India lamenta che molti di questi giovani avrebbero preso la strada della lotta armata per il loro obiettivo, e riceverebbero aiuti dallo Stato rivale. Il Pakistan nega ufficialmente ogni coinvolgimento. 

Sono in atto colloqui di pace tra i due Paesi, preoccupati anche che la guerra comprometta la crescita economica, ma in 60 anni, afferma la BBC online, non si è ancora trovata una soluzione anche perché ognuno dei due campi ha una forte componente che sostiene la linea dura nei confronti dell'altra parte. 

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