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Palestina, ora Stato osservatore

L'Onu accoglie la richiesta di Abu Mazen

Con il sì di 138 Paesi su 193 l'Autorità Nazionale Palestinese ha ottenuto il riconoscimento dello status di osservatore delle Nazioni Unite.

Il voto ha un'importante valenza politica per Fatah, in particolar modo dopo il conflitto tra Israele e Gaza dei giorni scorsi. La firma della tregua ha portato Hamas fuori dall'isolamento internazionale e ha messo in secondo piano l'Anp; l'ingresso alle Nazioni Unite, fortemente voluto da Abu Mazen e osteggiato da Meshal, ha segnato un punto a favore di Fatah nell'equilibrio di potere palestinese. Lo stesso Hamas ha infatti riconosciuto il successo in sede ONU, e ha deciso di celebrare la vittoria insieme all'Olp.

Dal punto di vista giuridico, con il voto di ieri l'Anp passa da "entità osservatrice" a "Stato osservatore", aprendo il cammino per il riconoscimento di vero e proprio Stato e entrando in condizione di prendere parte alle agenzie delle Nazioni Unite come la FAO, l'Organizzazione Mondiale del Lavoro o l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Nella Carta ONU infatti, pur non essendo presente una disposizione specifica sulla partecipazione ai lavori di Stati e organizzazioni qualificati come osservatori permanenti, permette la valutazione, da parte dell'Assemblea generale, delle richieste di accesso alle diverse agenzie.

Il dato essenziale è la possibilità dei palestinesi di essere ammessi, previa accettazione dello Statuto di Roma e della giurisdizione per crimini commessi sul proprio territorio, alla Corte Penale Internazionale dell'Aja. In questo modo l'Anp sarà in grado di adire la Corte - o di minacciare tale misura - per le azioni compiute da Israele dopo il 2002 (anno di entrata in vigore della Corte) e considerate illegittime.

L'intervento di Abu Mazen alle Nazioni Unite si è concentrato sulla ricerca del dialogo con Israele. "Non siamo qui per delegittimare lo Stato di Israele - ha ribadito il Presidente dell'Anp - ma per affermare le legittimità della Palestina, che ora deve raggiungere la sua indipendenza". La reazione di Netanyahu è stata molto dura. "Il voto non cambierà alcunchè sul territorio. Non avvicinerà la costruzione di uno Stato palestinese, ma anzi la allontanerà, anche se - ha dichiarato il premier israeliano - la mano di Israele resta tesa verso la pace".

Il voto di ieri ha diviso i paesi occidentali. Gli Stati Uniti hanno votato no alla richiesta palestinese, sostenendo la linea del Presidente Obama (e di Hillary Clinton, che ha definito la risoluzione un "ostacolo alla pace") della necessità di un negoziato diretto con Israele per risolvere la questione mediorientale, come previsto dagli accordi di Oslo del 1993.

L'Italia ha sciolto le riserve sul voto e ha si è espressa per il sì, modificando la sua posizione rispetto al 2011, anno in cui l'Anp chiese di diventare membro UNESCO. "Tale decisione è parte integrante dell'impegno del governo italiano volto a rilanciare il processo di pace con l'obiettivo di due Stati, quello israeliano e quello palestinese" ha annunciato Palazzo Chigi. Il Presidente del Consiglio Mario Monti ha poi telefonato al premier Netanyahu per ribadire l'amicizia italiana con Israele.

L'Unione Europea Premio Nobel per la Pace ha cercato di trovare una posizione comune prima del voto, ma non ha avuto successo. Un solo voto contrario, quello della Repubblica Ceca, e i restanti Stati divisi tra l'astensione e il voto positivo.

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