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Presto nuove accuse di genocidio in Darfur

lo ha dichiarato il Procuratore Bensouda

"Il Sudan dovrà affrontare nuove accuse per crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio in Darfur" ha dichiarato il Procuratore della Corte Penale Internazionale Fatou Bensouda. Per perseguire l'obiettivo di porre fine alla ribellione di questa regione infatti, orrendi crimini continuano ad essere commessi: bombardamenti, blocco degli aiuti umanitari e attacchi diretti contro la popolazione civile.

Il punto debole della Corte e dello stesso governo sudanese continua però a essere la mancata esecuzione dei mandati di arresto nei confronti dei leader responsabili dei massacri, primo tra tutti il Presidente Sudanese Omar al-Bashir, ancora latitante.

Il conflitto in Darfur
Fin dagli anni '80 il Sudan è stato sconvolto da carestie e scontri armati fra reparti governativi e movimenti di guerriglia. Dal 2002 l'epicentro del conflitto si focalizzò in Darfur, regione del nord ovest del Sudan. Il conflitto era riconducibile a rivalità etniche: da un lato arabi, pastori tradizionalmente nomadi e appoggiati dal governo sudanese, e dall’altro tribù di neri africani, sedentari, agricoltori o allevatori.

Mentre il governo sudanese dichiarava che il conflitto in Darfur era unicamente centrato sulla lotta tra pastori e allevatori per il controllo del territorio, le tribù non arabe hanno sempre accusato il governo di voler “arabizzare” la regione. Di origine e di lingua araba sono infatti anche i janjaweed, i “diavoli a cavallo”, responsabili di attacchi contro la popolazione civile reclutati fra i membri delle locali tribù nomadi.
Tra i gruppi ribelli contro il governo figuravano il Justice and Equality Movement  e il Sudan Liberation Army Movement. Tra il 3 settembre 2003 e il 28 maggio 2004 questi movimenti negoziarono diversi accordi di pace con le forze governative, ma nonostante questi tentativi le violenze in Darfur non si fermarono. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite inviò quindi una missione politica per affiancare la missione AMIS dell'Unione Africana e richiese al Segretario generale la creazione di una Commissione di Inchiesta sulle violenze commesse in Sudan. Fu proprio grazie al rapporto di questa commissione che la Corte Penale Internazionale iniziò le indagini sui crimini commessi in Darfur. 

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