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Risoluzione UNESCO sui luoghi santi di Gerusalemme

una posizione che turba la stessa Direttrice dell'Agenzia, Irina Bokova

Come ha scritto sul Corriere della Sera il parlamentare israeliano Yair Lapid, Gerusalemme era una città animata già nel 600 a.C. Vi si parlava e scriveva l'ebraico, con bei caratteri incisi su tavolette d'argento. Anche Gesù, entrando a Gerusalemme, parlò in ebraico.

Pertanto ha suscitato un grave scandalo la bozza di risoluzione approvata dall'Unesco, con astensione di Paesi come Italia, Spagna e Francia, in cui il Monte del Tempio di Gerusalemme viene definito “Palestina occupata” e si proclama che vada indicato soltanto con i toponimi palestinesi. In particolare, la bozza sostenuta da Paesi musulmani, tra cui Egitto, Algeria, Marocco, Libano, Oman, Qatar e Sudan, afferma che Gerusalemme è sacra all'ebraismo, all'islam e alla cristianità, secondo Haaretz, ma contiene una clausola specifica nella quale asserisce che il Monte del Tempio è sacro soltanto ai musulmani, tacendo del suo valore per gli ebrei.

Un'area a rischio di conflitti

Si tratta di una delle aree più delicate, vulnerabili e a rischio di conflitti del Medio Oriente e, se vogliamo, di tutto il mondo, come si vide già quando in Israele governava Ariel Sharon, e tutti i media internazionali parlavano di “gravi provocazioni sulla spianata delle moschee”.
La differenza tra oggi e ieri è che Israele ha ricevuto, soltanto nell'ultimo decennio, 67 risoluzioni di condanna da parte dell'ONU, più della somma di tutte le condanne a Stati non democratici e che non rispettano le minoranze, quali Arabia Saudita, Iran, Turchia, Siria con la guerra devastante che vi si sta compiendo, che ha già causato 400.000 morti, etc..

Negoziati complessi

Sebbene Mahmoud Abbas e Hamas abbiano applaudito alla risoluzione UNESCO, non mancano posizioni più sfumate, nel mondo arabo. Re Abdullah II di Giordania, il cui regno hashemita è custode della Moschea al-Aqsa per tradizione, aveva già proposto anni fa di posizionare sul Monte del Tempio un sistema di telecamere fisse 24 ore su 24, come riporta il sito Israele.net. Lo stesso re giordano il 15 agosto si era detto "contrario all'estremismo israeliano al Monte del Tempio" e "disposto a lottare con tutti i mezzi per difendere la moschee al-Aqsa da tutti i tentativi israeliani di alterarvi lo status quo". Tuttavia, secondo il negoziatore palestinese Elias Sanbar, la Giordania avrebbe proposto un riferimento ai luoghi santi ebraici, ma ciò sarebbe stato ritenuto "impossibile" dalla delegazione palestinese, convinta di richiamarsi ai nomi "pre-occupazione" dei luoghi in ottemperanza alle Convenzioni di Ginevra. 

Nonostante questo, ha dichiarato Sanbar il 19 ottobre, "si potrebbero includere riferimenti ai luoghi sacri ebraici. Questi testi non sono sacri. Si possono cambiare".

La libertà di culto per Israele

Gli ebrei vanno al Muro del Pianto, la parete rimasta in piedi dell'antico Tempio distrutto dai romani, essenzialmente per pregare. La decisione dell'UNESCO non tiene conto, inoltre, che per rispetto dei musulmani, Israele impone già che al Monte del Tempio preghino solo i musulmani, e le altre comunità vi salgano per visitare il luogo santo, fermo restando l'impegno a garantire che chiunque possa pregare in pace e senza che sia messa a repentaglio la propria incolumità. 

La bozza "Palestina occupata" definisce indiscriminatamente “estremisti di destra” tutti i fedeli ebrei che desiderano pregare qui, interferendo nella politica interna di Israele e aumentando le tensioni nel Paese. Si tratta insomma di una decisione che molti non hanno esitato a definire “irresponsabile” e “pericolosa”.

La richiesta del Messico e le prime conseguenze

A causa delle pressioni della sua comunità ebraica, e in parte per una promessa fatta dai suoi leader il giorno dei funerali di Shimon Peres, il Messico, in data 18 ottobre, ha annunciato di essere contrario al testo, chiedendo all'agenzia ONU per l'Educazione e la Cultura di votare di nuovo sulla bozza “Palestina occupata”. Nonostante questa richiesta, il documento è stato approvato.

La disputa sul luogo più sacro di Israele ha causato un'ondata di violenza che ha già mietuto 36 vittime tra gli ebrei e due tra i turisti americani, gente che è stata per lo più accoltellata. Circa 220 palestinesi, secondo il Guardian, sono stati uccisi dalla polizia o dall'esercito israeliani, in genere perché venivano identificati come aggressori. In alcuni casi i palestinesi lamentano un uso eccessivo della forza, ma è chiaro che la tensione nuoce anche a loro.

Lo sconcerto della Bokova

La Direttrice dell'UNESCO Irina Bokova ha espresso forti riserve sulla mozione, dichiarando: "Il patrimonio di Gerusalemme è indivisibile, e ciascuna delle sue comunità ha diritto al riconoscimento esplicito della sua storia e del suo legame con la città. Negare, occultare o voler cancellarne l'una o l'altra metterebbe in pericolo l'integrità dei siti"

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