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Tahir Elçi: dopo un anno mistero sull'omicidio

gli "Amici di Hrant" chiedono giustizia per Elçi e Dink

Un anno è passato dall'assassinio di Tahir Elçi, avvocato e attivista dei diritti umani curdo presidente dell’Associazione degli Avvocati di Diyarbakir, e le indagini non hanno portato ancora ad alcun risultato. Elçi era stato ucciso il 28 novembre 2015 in uno scontro a fuoco tra persone non identificate e agenti di polizia, mentre parlava ai giornalisti nel quartiere di Sur, la parte più antica di Diyarbakir, devastata dai combattimenti tra il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e le forze di sicurezza che hanno avuto effetti disastrosi sulla popolazione civile e su villaggi e città. Elçi stava denunciando i danni agli edifici storici e le violenze sui cittadini, chiedendo la fine degli scontri.

I primi accertamenti sulla scena del delitto erano stati impediti dai continui attacchi armati e sono stati completati solo quattro mesi più tardi, in marzo.  Allo stallo delle indagini ha poi contribuito anche il trasferimento, per due volte, del procuratore incaricato del caso, nell'ambito dei trasferimenti disposti nella magistratura in seguito al mancato colpo di stato del luglio 2015 e allo stato di emergenza.

"A novembre il caso è stato riassegnato, il procuratore appena nominato ci ha detto che deve esaminare il fascicolo", ha dichiarato Ahmet Özmen, Presidente dell'Associazione degli Avvocati di Diyarbakir, al settimanale Agos. "Noi abbiamo fornito il video dell'impianto di sicurezza di un ristorante nei pressi della scena del crimine. Dopo un anno dalla consegna di questa prova non hanno fatto nulla, non c'è un procedimento investigativo efficace e veloce".

Agos, fondato da Hrant Dink, il gjornalista turco di origine armena ucciso nel gennaio 2007, ha raccolto l'appello degli Amici di Hrant, l'associazione formata dagli amici e seguaci di Dink, da settimane mobilitati fuori dal tribunale di Istanbul dove sono in corse le udienze del processo per l'assassinio di Dink: "lo Stato vuole nascondere la verità sull'omicidio di Tahir Elçi proprio come su quello di Hrant Dink. Il primo passo nell'inchiesta sull'assassinio di Dink è stato compiuto nove anni dopo il delitto. Non dobbiamo permettere che questo accada nell'indagine sull'omicidio di Tahir Elçi”, dice il comunicato degli Amici di Hrant, sottolineando le tante somiglianze tra l'eliminazione dei due attivisti per la pace e il dialogo e chiedendo giustizia.

Elçi si era distinto nella difesa dei detenuti torturati e delle vittime di sparizioni forzate, collaborando con le organizzazioni internazionali e portando le cause fino alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Era stato anche tra i soci fondatori di Amnesty International in Turchia. Ai suoi funerali avevano partecipato decine di migliaia di persone assieme ai familiari, ai rappresentanti di tutte le associazioni degli avvocati della Turchia e ad attivisti e organizzazioni politiche.

Dopo la sua morte la situazione nelle province curde è ulteriormente peggiorata con la repressione messa in atto dal governo turco all'indomani del fallito golpe, che è stata estesa in tutto il Paese al fine di eliminare i presunti golpisti e mettere a tacere l'opposizione, come ha denunciato Brando Benifei, europarlamentare del Pd, al ritorno da una missione in Turchia con altri deputati del Partito socialista europeo per portare solidarietà a Selahattin Demirtaş, leader del partito curdo di opposizione HDP, e agli altri parlamentari incarcerati da Erdogan. 

"L’Europa, pur non chiudendo del tutto la porta, non può più restare a guardare mentre un governo ad essa geograficamente vicino mette in carcere i membri del suo stesso Parlamento, decine di giornalisti, oppositori politici, giudici, sindaci, per non parlare del conflitto armato nel Sud-Est curdo, fatto di cui ci occupiamo troppo poco", ha affermato Benifei a Eunews. La delegazione del PSE non ha avuto il permesso di incontrare Demirtaş, ma ha visitato la redazione del quotidiano Cumhuriyet, il cui direttore è stato arrestato a fine ottobre, mentre l’ex direttore era stato condannato a oltre 5 anni di carcere per un articolo sul traffico di armi tra gli apparati di sicurezza e l'ISIS. "Essere presenti sul posto ci ha permesso di mostrare anche ai leader del partito HDP e ai deputati detenuti che non sono dimenticati, anzi, l’Europa guarda a quanto sta accadendo in Turchia con estrema attenzione e preoccupazione" ha detto Benifei.

Viviana Vestrucci, giornalista

28 novembre 2016

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