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"Una Siria senza Assad"

intesa Erdogan - Obama, mentre si aggrava la situazione umanitaria

Di fronte a una delle crisi di rifugiati più vaste degli ultimi decenni, la Turchia chiede aiuto alla comunità internazionale per ricevere assistenza finanziaria e per pianificare con le nazioni occidentali la gestione dei migranti.

Il conflitto siriano ha prodotto milioni di profughi, per la maggior parte in fuga in Giordania, Armenia, Libano e Turchia. Circa la metà dei rifugiati vive fuori dai campi profughi, organizzati per contenere un’emergenza temporanea e ora insufficienti e mal equipaggiati.
La popolazione turca comincia a essere infastidita dai migranti, che spesso vivono in condizioni di miseria e che stanno trasformando i 17 campi costruiti nel Paese in veri e propri villaggi de facto - nonostante le autorità assicurino che i rifugiati siriani abbandoneranno presto la Turchia.

La guerra in Siria tuttavia prosegue, le parti in causa vengono alternativamente accusate di utilizzare armi chimiche, le associazioni umanitarie denunciano casi di tortura, la vita nei campi profughi diventa sempre più difficile e nei paesi che ospitano i migranti cresce un sentimento anti-rifugiati, alimentato anche dalla recente esplosione di Reyhanli che ha causato più di 50 morti.

Il governo turco intanto si prepara per il dopo Assad. Erdogan, in viaggio a Washington, ha incontrato Barack Obama per discutere del futuro della Siria. Lasciare intatte le istituzioni del Paese, rafforzare i ribelli fornendo loro giubbotti antiproiettili, elmetti e visori notturni e coinvolgere la Russia: questi i pilastri dell’accordo tra i due Capi di Stato in vista della riunione di Ginevra. Tale conferenza è identificata come momento decisivo per trovare una soluzione al conflitto siriano che, assicura Erdogan, vedrà tutte le parti al tavolo negoziale e che, secondo Obama, dovrà essere quella di “una Siria senza Assad”.

Mentre Ankara e Washington si preparano a questa conclusione tuttavia, Mosca rifornisce Assad di missili Cruiser con radar avanzati, dimostrando la forza del legame con Damasco.

L’Assemblea generale
delle Nazioni Unite intanto ha adottato la quinta risoluzione sulla questione siriana dal 2011, in cui ribadisce il suo appello per una rapida transizione politica “che rappresenta la migliore opportunità per risolvere il conflitto [...] in modo pacifico”.
La risoluzione inoltre condanna il governo di Assad per l’aumento dell’uso di armi pesanti e per la sistematica violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

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