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Islam e diritti democratici a confronto in Europa

Conferenza CIPMO e Università degli Studi

Le nazioni europee possono affrontare la sfida dei gruppi terroristici islamici rispettando i principi democratici e i diritti delle minoranze, comprese quelle musulmane? E le comunità islamiche sono disposte a riconoscere l’identità democratica dei paesi ospitanti e a contrastare le derive terroristiche e il fenomeno dei “foreign fighters”?

La conferenza “Islam in Europa, Islam Europeo. La sfida della democrazia”, organizzata a Milano da CIPMO – Centro italiano per la Pace in Medio Oriente e dal Dipartimento di Studi Internazionali Giuridici e Storico-Politici dell’Università degli Studi di Milano, ha offerto a studiosi ed esperti italiani e stranieri l’occasione per confrontarsi sugli effetti della crescente presenza dell’Islam in Europa, lasciando però le domande aperte ed evidenziando i pesanti vincoli imposti dalla crisi delle economie e delle istituzioni europee alle politiche di accoglienza degli immigrati provenienti da Medio Oriente e Africa. Il no di Gran Bretagna, Francia e altri paesi alle quote proposte dalla Ue per ricollocare i migranti è l’ultimo segnale in ordine di tempo della progressiva chiusura delle frontiere europee alle persone in fuga da guerre, repressioni politiche e discriminazioni etniche e povertà.

“I nativi europei da un lato e gli immigrati musulmani dall’altro appartengono a due mondi malati. Gli Stati nazionali in difficoltà non sono più in grado di accettare i nuovi arrivati, anche la Gran Bretagna, in passato così aperta, non lo è più. E gli stati arabi post-coloniali hanno fallito i processi di modernizzazione. Ho l’impressione che la buona volontà non basti” ha detto Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera.

Nella conferenza, presieduta da Janiki Cingoli, Direttore di CIPMO, si è parlato molto di integrazione come riconoscimento della libertà per i musulmani di professare la propria religione, libertà che in Italia incontra forti ostacoli nell’ostilità delle amministrazioni locali alla realizzazione delle moschee. L’ultimo caso è quello della legge da poco emanata dalla Regione Lombardia, che rende di fatto quasi impossibile edificare nuovi luoghi di cultoponendo una serie di stringenti obblighi e requisiti, come evidenziato sia dai rappresentanti delle organizzazioni islamiche in Italia, sia da un alto funzionario del governo, il Prefetto Mario Morcone, Capo Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno. A questo proposito, Morcone ha ricordato che il Consiglio dei ministri ha impugnato “l’odiosa legge che andava a penalizzare l’esercizio della libertà religiosa”.

Ma parlare di Islam in generale, come fosse un unico fenomeno, è fuorviante, ha avvertito Omero Marongiu, Direttore Scientifico European Center for Leadership and Entrepreneurship Education (ECLEE) a Lille, in Francia. “Non esiste un solo Islam, ce ne sono tanti, e i musulmani hanno atteggiamenti diversi. La secolarizzazione tocca anche i paesi musulmani e in Francia i giovani musulmani spesso non si sentono più credenti, ma cittadini come gli altri”, ha spiegato il sociologo.

Dai relatori è venuto anche il richiamo a non vedere nei musulmani “l’altro, il nemico” e a liberarsi dall'incubo dell’invasione musulmana in Europa (lo ha detto Brahim Baya, Segreteria PSM – Partecipazione Spiritualità Musulmana), e a rifiutare lo stereotipo della “guerra al terrorismo come guerra all’Islam” (il monito di Lucio Caracciolo, Direttore di Limes).

La conferenza ha analizzato in particolare la situazione dei musulmani in Italia ed Europa in quanto minoranza religiosa e considerato la loro identità principalmente come “osservanti” dell’Islam, prescindendo dalle differenti nazionalità e quindi dalle diverse storie, tradizioni, culture, che influenzano la loro capacità di integrazione a scuola, nei luoghi di lavoro, nei quartieri dove risiedono, e le loro relazioni con i cittadini italiani. Temi aperti per un nuovo confronto.

Viviana Vestrucci, giornalista

27 maggio 2015

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