La dittatura di Suharto in Indonesia (1965-1998) fece oltre 250.000 morti tra cristiani, sospetti comunisti e altri ribelli. Non di meno, questo pur condannabile dittatore, che fu poi cacciato dal suo popolo anche a causa di una grandissima corruzione, era per lo meno convinto che lo Stato dovesse essere laico.
Ora in questo Stato abitato al 90% da musulmani, per la prima volta dall'indipendenza dall'Olanda (1945) questa laicità è messa in discussione. Infatti il primo governatore cristiano della regione di Jakarta da 50 anni, Basuki Tjahaja Purnama detto Ahok, è sotto processo per blasfemia e rischia fino a 5 anni di reclusione.
Tutto era cominciato quando lui aveva osato commentare un versetto del Corano che parlava di diffidenza verso cristiani ed ebrei sostenendo che non voleva assolutamente indicare l'esclusione dalla vita politica dei non musulmani. Da quel momento, l'etnia e la religione hanno preso il centro della scena nella politica indonesiana, e il Paese è ora sotto esame di tolleranza, come spiega la BBC.
Fuori dalla corte dove Ahok compare ogni martedi per rispondere all'accusa di blasfemia si sono viste manifestazioni di studenti, anche ragazze con il velo, che gridavano: "Impiccate il blasfemo". Un manifestante ha chiosato: "Non farei mai una cosa come mettere una bomba, ma qualcosa va fatto perché quest'uomo ha insultato l'Islam".
Il team di Purnama è disposto a riconoscere che Ahok ha commesso "un grave errore politico" commentando il Corano in un comizio, e lui si è più volte scusato in aula. Tuttavia, se verrà condannato, sarà un duro colpo a tutto il pluralismo di questo Paese di 400 milioni di abitanti, che abitano un arcipelago di 15.000 isole e hanno una lunga tradizione multiculturale.