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Sì all'intervento in Mali...tra quasi un anno

la decisione del Consiglio di Sicurezza

Intervento in Mali? Sì, ma non subito. È quanto deciso dalla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che stabilisce l'invio nel Paese di militari africani in supporto all'esercito regolare, con l'obiettivo di "riconquistare" il Nord in mano agli islamisti.

Una nuova guerra al terrore, undici anni dopo l'11 settembre. I 15 "big" del Consiglio hanno dato il via libera a un mandato di un anno per usare "tutte le misure necessarie" ad allontanare dal Paese gruppi terroristici ed estremisti armati.


La decisione arriva dopo mesi di discussioni e di violenze in Mali. Il Nord del Paese da aprile è sotto il controllo dei gruppi legati ad Al Qaeda, e ha visto l'imposizione dei precetti islamici colpire soprattutto le donne. Oltre a mettere al bando la musica gli islamisti hanno imposto il coprifuoco, hanno reintrodotto la lapidazione e l'amputazione degli arti e hanno effettuato una serie di arresti o fustigazioni nei confronti delle donne che si rifiutavano di indossare il velo o di uscire di casa unicamente se accompagnate da uomini che fossero membri della loro famiglia.


Già ad ottobre il Consiglio si era espresso sulla questione Mali, evitando però di spingere per un intervento militare immediato e affidando a Ban Ki Moon 45 giorni di tempo per elaborare una strategia alternativa. Così facendo si era subordinata l'azione militare alla diplomazia, alla ricerca di un negoziato con le parti che potesse soddisfar anche la potenza regionale del Sahel, l'Algeria, restia ad aprire un conflitto ai suoi confini.


I Paesi dell'Africa occidentale hanno comunicato di avere 3.300 uomini pronti a sostenere il governo locale nelle operazioni, che però non potranno partire prima del settembre 2013. Secondo lo stesso Romano Prodi, inviato speciale dell'Onu nel Sahel, "non ci può essere una soluzione di pace in Mali senza una preparazione militare credibile".


L'Unione Europea invierà esperti militari a Bamako, per iniziare l'addestramento dei soldati del Mali, mentre si dovrà attende circa un anno per lo schieramento del più vasto esercito dell'Unione Africana.


La risoluzione non specifica il ruolo degli Stati Uniti in questa campagna militare, ma certamente offre un ampio raggio di azione con i consueti termini "tutte le misure necessarie" e "ogni tipo di assistenza necessaria", che includono anche l'uso della forza letale.


Ciò che è evidente è che, così prospettato, questo intervento militare non sarà di tipo tradizionale, e potrà essere considerato come un modello per i conflitti futuri nell'era post Afghanistan e post Iraq. Stati Uniti ed Europa, poco propensi a impegnarsi in una guerra, formeranno le truppe di altri Stati che solo in un secondo momento apriranno le ostilità.

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