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Una madre contro la radicalizzazione dei ragazzi musulmani

Storia di Nadia Remadna

Nadia Remadna nasce da una famiglia di immigrati algerini a Créteil, nei dintorni di Parigi, ultima di cinque fratelli, ed è orfana di madre a due anni. Cresce a Champigny-sur-Marne, sempre nella cintura urbana di Parigi, ed è un fiore selvaggio amante della libertà, nonostante un padre estremamente autoritario che non accetta la vita in Francia e anzi, ritenendo opportuno che le figlie non si sposino in Occidente, quando lei ha tredici anni riporta tutto il nucleo familiare tra i monti della Kabilia, in Algeria. 

Qui vive per dodici anni. Nel villaggio di suo padre rimane reclusa perché le ragazze non possono andare a scuola e nemmeno semplicemente uscire di casa. Il padre fa oscurare perfino i vetri della loro casa affinché lei non possa percepire nulla dell'esterno. A un certo punto, dopo avere rischiato di finire sposa a un cugino, riceve l'aiuto sperato dal figlio del fattore locale, Rachid, per scappare ad Algeri e da qui tornare nella sua terra natale, la Francia, "la casa della libertà", come la chiama Nadia. Il padre minaccia di ucciderla e lei risponde: "Mi hai già ucciso dieci anni fa".

In Francia Nadia si sposa, mette al mondo quattro figli e divorzia, perché anche il marito si rivela un violento. Siccome l'istruzione è "la sola eredità" che può lasciare ai suoi figli, diventa una madre estremamente attenta ai valori della scuola laica e della Francia repubblicana. Fa la rappresentante dei genitori e la mediatrice scolastica e si indigna quando vede le donne "cadere sotto la legge del padre padrone" nelle banlieue sempre più a rischio di radicalizzazione islamista, perché "dopo le donne, cadono i figli". 

Nel giugno 2014 crea la Brigata delle madri ("le madri non sono mai dimissionarie"), e scrive Comment j'ai sauvé mes enfants (Come ho salvato i miei figli, edizioni Calmann-Lévy). Nei "quartieri" opera già dal 2004 anche un'altra associazione, Ni putes ni soumises (letteralmente "né puttane, né sottomesse") che denuncia la pauperizzazione di queste zone ad alto tasso di disoccupazione operaia. Per Nadia Remadna il problema non è solo economico, ma anche politico, di eletti locali che lasciano le persone nell'ignoranza, di mancato rispetto della laicità, di religioni che sostituiscono le istituzioni. Lei, a differenza di molte altre associazioni, è sempre sul campo, sempre presente nel quartiere. La si può raggiungere al telefono "come una madre che ascolta e dà consigli ispirati dal buonsenso".

Secondo il giornale francese Le Point, "Nadia supera montagne e contamina anche il centro, dalla periferia. Fa sì che donne di Parigi si prendano cura di madri e ragazze delle banlieue e facciano loro apprezzare un altro modo di vita, istituisce partnership con enti, teatri, scuole e istituzioni, con il Ministero della Cultura". 

Per lei il diritto allo studio è particolarmente importante, e anche fare sì che le madri imparino a farsi rispettare dai mariti. La Brigata delle madri è attiva anche contro il terrorismo e la radicalizzazione dei giovani musulmani. Ma il mondo della politica non la ascolta, e i fondamentalisti la minacciano costantemente. 

Eppure il suo obiettivo resta sempre fisso nella sua mente: "Aiutare i nostri figli a ricominciare ad amare la Francia". Per questo ha indossato anche il berretto frigio... qualcuno, nella Francia che quest'anno è stata colpita al cuore anche proprio nel giorno della Presa della Bastiglia con l'attentato di Nizza, accetterà di unirsi a queste madri coraggiose per uscire da una crisi morale che rischia di affondare l'intero progetto europeo?

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