La Reale Ambasciata di Novegia ricorda i 150 anni dalla nascita di Fridtjof Nansen e i 100 anni dal raggiungimento del Polo Sud da parte di Amundsen con una mostra storico-fotografica dal titolo "Fridtjof Nansen: scienziato e benefattore dell'umanità" che è aperta al pubblico fino al 27 novembre prossimo presso il Museo di Storia naturale di Milano (corso Venezia 55).
Venerdi 14 ottobre alle ore 17.00 presso l'Aula magna del Museo è prevista la conferenza inaugurale che apre le celebrazioni per queste due ricorrenze, a cui intervengono:
• Claudio Salsi, Assessorato alla Cultura e direttore dei Musei civici
• Paolo Arduini, direttore Museo di storia Naturale
• Susan Barr, storica delle esplorazioni polari Fram Museum
• Roberto Sparapani, direttore della base dirigibile Italia alle isole Svalbard
• Anna Maria Samuelli Kuciukian, Consolato d'Armenia e Comitato Foresta dei Giusti- Gariwo
• Davide Sapienza, scrittore e curatore del libro di Nansen, Nel cuore della Groenlandia
• Bjørn T. Grydeland, Ambasciatore di Norvegia
Fridtjof Nansen, Un Giusto per gli armeni
Anna Maria Samuelli Kuciukian afferma: "Nel 1917, all’indomani del genocidio degli armeni perpetrato dal governo dei Giovani Turchi, Nansen scriveva: 'Non posso immaginare che qualcuno che conosca la tragedia armena non ne possa essere coinvolto. Migliaia di cristiani stanno morendo di fame e di malattie …e nessuno se ne occupa'.
Da quel momento si dedicò all’opera di soccorso nella consapevolezza che le potenze europee avevano tradito la nazione armena. Fu lasciato solo e spesso si sentì sconfitto. Nel suo libro Addio Yerevan così si esprime: '…Tante miserie, lotte, sofferenze e sempre risultati inadeguati. Si dice che il dolore elevi l’uomo alla nobiltà. Ma esiste un popolo che abbia sofferto come gli armeni?…. E per che cosa? Per essere traditi da quelle persone che avevano fatto loro promesse in nome della giustizia?' E più avanti si pone un interrogativo che può essere letto come la sintesi della sua capacità di indignarsi e di esprimere la sua delusione verso un’umanità incapace di essere solidale e di superare gli egoismi, di leggere la sofferenza dell’altro, di ribellarsi al male: 'Migliaia e migliaia di fuggiaschi senza patria, di individui dolenti e morenti chiedono aiuto in molti paesi. La gente sente e non si muove . Perché? ' …. “I sentimenti degli uomini sono dunque attutiti? Non sanno essi di tanta miseria e di tanto dolore? '
Nansen si consumò in quest’opera di soccorso, coinvolgendo privati e governi e non concedendosi mai sollievo. E fu un’opera intelligente, ispirata ad una filosofia precisa: dopo i primi soccorsi per la sopravvivenza, è necessario 'aiutare ciascuno ad aiutarsi da sé, procurare agli uomini i mezzi per lavorare, la sola via per ridare loro la dignità. I viveri si possono trovare facilmente. Vi è una cosa più difficile da trovare: l’amore del prossimo, abbastanza forte da innalzarsi al di sopra degli umani contrasti !'.
La sua vita fu un sfida. Gli anni trascorsi tra le nevi della Groenlandia e i ghiacci del Polo Nord a esplorare mondi sconosciuti e a compiere imprese temerarie gli hanno dato la forza di realizzare l’impossibile. È stata questa sua grande fede che ha smosso uomini e stati e che ancora oggi, pur nella coscienza delle sconfitte subite, rimane viva con la sua forza esemplare per le nuove generazioni.
In un discorso fatto ai giovani universitari aveva affermato: “'è vero che vi è del marcio nel mondo, ma è anche vero che vi è ancora modo di risanarlo. La pietra di paragone della nostra vera cultura dovrebbe essere il senso di solidarietà'".
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