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Noi facciamo un sogno, insieme

manifesto turco-armeno

Riportiamo il testo di un manifesto, sottoscritto da personalità armene e turche, in vista del 2015, centesimo anniversario del genocidio armeno. Nell'appello, redatto tra gli altri dal francese Gerard Malkassian, si auspica un futuro di riconciliazione e dialogo non solo tra i popoli dei due Paesi, ma anche tra gli Stati stessi. Un futuro che, per essere realizzato, deve necessariamente passare attraverso il riconoscimento del genocidio del 1915.

Vi invitiamo a sottoscrivere e diffondere l'appello "Noi facciamo un sogno, insieme", andando su  http://ourcommondream.org

Ecco il testo del manifesto:

Noi, firmatari di questo testo, facciamo il sogno comune che un’era di pace tra gli Armeni e i Turchi si apra, nel rispetto della storia e di ciascuno dei nostri popoli.

Troppo a lungo la cultura politica della Repubblica di Turchia ha voluto proteggere un crimine fondativo, sbarrando l’accesso al passato e con ciò stesso impedendo che si costruisse uno stato di diritto duraturo. Ma nessuno ha in suo potere di cancellare l’avvenimento mostruoso che ha avuto luogo nel 1915, né le sue conseguenze. Da una decina d’anni emerge un forte impegno da parte di molti, in molti ambiti: la ricerca accademica, le manifestazioni culturali, il restauro dei monumenti, la ricerca individuale delle origini da parte delle persone, gli incontri commemorativi nello spazio pubblico. Un’opera della memoria seria, sincera e costante è possibile, al fine di riparare una parte di ciò che è stato distrutto, di aiutare quelli che hanno subito un torto immenso e di riconoscere loro un particolare diritto. I fili della memoria e della vita hanno cominciato a riannodarsi. È nostra volontà dar seguito a queste iniziative, con l’augurio che lo stato turco non solo non le ostacoli, ma  vi prenda parte.

Cent’anni dopo, gli Armeni della diaspora sono esasperati per esser costretti a rifare un dibattito artificiale sulla storia. Sono assillati dal desiderio di vedere le proprie terre d’origine, di mostrarle ai propri figli. La Turchia d’oggi non lo impedisce. Ma soltanto una parola di verità da parte delle autorità dello stato aiuterà gli Armeni a risanare le piaghe della memoria.  Solo una forte parola d’invito permetterà loro di stabilire di nuovo legami con le città e i villaggi, dei quali essi non possono udire il nome, senza esserne sconvolti. E così «l’acqua del fiume ritornerà a scorrere nel suo letto», come diceva Hrant Dink.

Noi dunque facciamo un sogno, insieme. La memoria della Turchia, con i suoi racconti e i suoi luoghi, onora i morti armeni, riconoscendo che sono stati vittime di un genocidio e dando un nome agli uomini a alle idee che ne sono stati la causa. I suoi libri e le sue strade lodano i Giusti che hanno salvato persone armene, piuttosto che i capi e gli esecutori della loro annichilazione. La Turchia restituisce alla Chiesa e alle fondazioni armene i monumenti dei quali esse erano proprietarie. I Turchi e gli Armeni inorgogliscono di questo patrimonio comune.

Nel nostro sogno c’è anche una cittadinanza piena e completa, nella repubblica laica di Turchia: i non musulmani possono accedere alle funzioni pubbliche, i processi ai loro assassini vanno fino in fondo, i discorsi basati sull’odio sono banditi dalla legge. Infine, Armeni e Turchi hanno trovato i mezzi, ciascuno a modo suo, per accettare gli Armeni musulmani che desiderano vivere queste due loro identità.

Noi facciamo insieme il sogno che questo fiume scorra fino alla giovane Armenia indipendente, che ospita oggi gran parte della vita armena. Invece che strozzarla con un blocco completo, il governo turco ascolta le richieste della sua regione di confine, apre la frontiera, aiuta a far uscire dall’ accerchiamento questa Armenia. Il governo turco accorda agli Armeni un accesso privilegiato a uno dei suoi porti sul mar Nero prossimi all’Armenia, Trebisonda o Samsun. E un altro porto in Cilicia, sul Mediterraneo, Mersin o Ayas, che, al di là delle facilitazioni economiche, diventano il punto di irraggiamento del patrimonio medioevale e di una nuova vita multiculturale.

Infine come simbolo di questa nuova era noi facciamo il sogno che i due Paesi condividano spiritualmente il monte Ararat. L’area del monte Ararat si trasforma in un grande parco naturale, iscritto nel patrimonio mondiale dell’UNESCO, e aperto come una sorta di zona franca, che Turchi e Armeni di comune accordo mettono in valore. Questo luogo delle origini dell’umanità diviene un faro di pace.

Per cominciare a realizzare questo sogno comune, i firmatari di questo testo s’impegnano ad aiutare gli Armeni sparsi per il mondo che desiderano raccogliersi sui cammini dell’esodo. Dal 2015, andranno insieme nelle terre dei loro avi, per ritrovare la loro memoria e le tracce della loro storia.


Samim Akgönül, Cengiz Aktar, Gorune Aprikian, Ariane Ascaride, Sibel Asna, Serge Avedikian, Ali Bayramoglu, Marie-Aude Baronian, Rosine Boyadjian, Anaïd Donabedian, Denis Donikian, Claire Giudicenti, Nilüfer Göle, Robert Guédiguian, Defne Gürsoy, Ahmet İnsel, Ali Kazancıgil, Jacques Kebadian, Ferhat Kentel, Raymond Kevorkian, Michel Marian, Gerard Malkassian, Umit Metin, Aravni Pamokdjian, Manoug Pamokdjian, Isabelle Ouzounian, Armand Sarian, Betül Tanbay, Gérard Torikian, Serra Yılmaz.   

3 giugno 2014

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