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Coraggio, pazienza e perdono

uno spettacolo racconta il genocidio cambogiano

Un'attrice di "La Tartaruga Coraggiosa"

Un'attrice di "La Tartaruga Coraggiosa" (https://www.cambodiadaily.com/culture/amid-new-funding-courageous-turtle-comes-out-of-its-shell-109833/)

Un ragazzo cambogiano, Panha, incontra un ex comandante dei Khmer Rossi. Da quel momento, inizia un viaggio nella storia più recente del suo Paese, rendendosi conto che passato, presente e futuro sono connessi e che ognuno, nel suo piccolo, può cambiare le cose.
Inizia così La Tartaruga Coraggiosa, uno spettacolo teatrale creato da Meta House - il Centro Culturale cambogiano-tedesco di Phnom Penh - per far riflettere i giovani sul genocidio che ha sconvolto il Paese tra il 1969 e il 1975. 
Dal 2015 lo spettacolo è stato portato in scena in 180 centri, davanti a circa 140mila alunni e numerosi sopravvissuti al regime di Pol Pot.

Il genocidio è un tema che non viene approfondito molto nelle scuole della Cambogia, Paese in cui oltre il 65% della popolazione è sotto i trent’anni. “I giovani di oggi non sanno molto di questo argomento - ha raccontato Nicolaus Mesterharm, fondatore di Meta House - e come tedesco, per la nostra storia, ho pensato che fosse necessario fare qualcosa. Ma non voglio togliere il merito ai miei colleghi cambogiani. Come straniero, posso dare dei suggerimenti, ma non posso raccontare una storia che non è la mia”.

Lo spettacolo nasce con l’idea di creare qualcosa di diverso in grado di colpire i cuori e le menti dei ragazzi. Mesterharm, documentarista, non ha tuttavia pensato a un documentario, “perché i ragazzi non lo trovano super interessante”. Grazie all’aiuto di un giovane regista, Soung Sopheak, è nata la rappresentazione, pensata con soli due attori e senza scenografia, in modo che potesse essere portata in scena nelle classi e nelle zone rurali del Paese.

Al termine dello spettacolo, della durata di circa 45 minuti, si apre un dibattito con i sopravvissuti del genocidio. I ragazzi poi tornano a casa, fanno domande, condividono le loro emozioni con i genitori. La sfida è stata anche avere un riscontro tra chi ha vissuto gli anni del genocidio. “Era molto importante la loro opinione. C’è tanta gente traumatizzata in questo Paese, che in alcuni casi non è mai stata a scuola o non ha mai assistito a un’opera teatrale”.

“Cosa possiamo fare perché questo non succeda più?” si chiede quindi uno degli attori durante la rappresentazione. “Dobbiamo essere coraggiosi”, risponde dal pubblico una sopravvissuta.

Il percorso continua anche in rete, dove Meta House ha pubblicato un breve documentario insieme alle immagine delle vittime e ai loro messaggi. “Se desideri che il tuo Paese fiorisca, devi studiare e lavorare sodo - recita uno di questi - Devi essere paziente e perdonare. Un albero offre ombra a tutti, anche ai suoi nemici”.

Martina Landi, Responsabile del coordinamento Gariwo

15 dicembre 2016

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