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Il secondo esodo

di Liliana Picciotto

Negli anni ‘50 e ’60 gli ebrei egiziani furono costretti a un esodo di grandi proporzioni, che li costrinse ad abbandonare le sponde del Nilo per stabilirsi in vari Paesi.

Liliana Picciotto, direttrice delle ricerche storiche del CDEC, ha affrontato questo tema durante il suo intervento al festival della cultura ebraica Jewish and the City, presentando anche il progetto Edoth (Etnie), promosso dallo stesso CDEC e dedicato a tutti i gruppi di ebrei provenienti dal Medio Oriente.

Di seguito proponiamo un estratto della relazione di Liliana Picciotto. L’intervento completo è disponibile nel box approfondimenti.

Dal punto di vista sociale, l’ebraismo egiziano è stato, in età contemporanea, più felice rispetto a quello degli altri paesi arabi, con notevoli apporti alla vita della nazione di liberi professionisti, commercianti, finanzieri, imprenditori e quadri nelle imprese statali.

Tutto ciò durò fino al primo dopoguerra. Siamo ormai nel 1945, il dominio inglese perde sempre di più di importanza, la monarchia è sempre più inetta e chiusa nel suo palazzo.

L’Egitto è scosso da una pesante contestazione al potere che viene dal movimento popolare, religioso e politico dei Fratelli Musulmani che hanno, nel Paese, un immenso seguito e che portano avanti idee “eversive rivoluzionarie”.Il successo dei Fratelli Musulmani prospera sulla miseria, sulla collera davanti alle ingiustizie, sulla frustrazione delle classi medie e il risentimento degli umili. È l’espressione della progressiva islamizzazione del mondo arabo, che si radicalizzerà amano a mano che s’indurirà il confronto con l’Occidente. È un divorzio del quale gli ebrei, purtroppo, si troveranno vittima.

La nascita dello Stato di Israele, nel maggio del 1948, non farà che accelerare questa dinamica. Israele è nata vincendo contro i Paesi arabi la sua prima guerra per la sopravvivenza. Iniziano in Egitto campagne di diffamazione e boicottaggio contro gli ebrei, accusati di parteggiare contro la Palestina araba. Più di 1000 ebrei sono arrestati al Cairo e in altre città. Gli arresti avvengono per strada, per brani di conversazione ascoltata, a domicilio, dove le perquisizioni colpiscono i documenti scritti in ebraico, perfino i libri di preghiera. Il 22 settembre alcune bombe esplodono nel quartiere ebraico, provocando 29 morti e 70 feriti. Gli autori sono i Fratelli Musulmani che odiano gli ebrei quanto la monarchia al potere.

Il governo crede di poter dominare la situazione e arresta centinaia di persone, giudicate pericolose: ebrei sionisti, comunisti e Fratelli musulmani.

Tra il 1948 e il 1950, 25.000 ebrei lasciano il Paese, diventato ormai instabile ai loro occhi, finché, nel luglio del 1952, con un colpo di stato diretto dal generale Naguib e dal colonnello Nasser, il sovrano è dichiarato decaduto. Il 1952 è anche l’anno del grande incendio del Cairo, dove folle di arabi danno fuoco ai magazzini e agli uffici del centro della città, simbolo dell’opulenza occidentale.

Nel 1954 Naguib è proclamato Presidente della Repubblica, maè costretto a lasciare il posto all’uomo forte del regime, Nasser. Questi conduce una politica nazionalistica e antioccidentale, evolvendo verso una concezione etno-religiosa, che esclude i non arabi e i non musulmani dalla vita della nazione.

Nel 1956, Nasser diventa Presidente della repubblica e adotta una costituzione repubblicana con ispirazioni socialiste e a partito unico. L’articolo 3 della nuova costituzione egiziana fa dell’Islam la religione di Stato, escludendo di fatto ebrei, greci, armeni, italiani e Copti.

Dopo il rifiuto della Banca mondiale di finanziare il progetto della diga di Assuan, Nasser nazionalizza la Compagnia del Canale di Suez provocando l’intervento armato di Inghilterra e di Francia. La crisi induce Israele ad entrare essa stessa in guerra contro l’Egitto, che, da anni, lascia passare dalla sua frontiera terroristi diretti nel Paese, minando la sicurezza di Gerusalemme.

Dal punto di vista della comunità ebraica, inizia il grande esodo.Tutti i cittadini con passaporto francese, e britannico sono espulsi dal Paese. Tra di loro, numerosi ebrei che vivevano da anni in Egitto. Stessa sorte subiscono gli apolidi. Dilaga la paura della polizia, degli arresti, del furto e del ricatto finanziario. Parecchie migliaia di ebrei sono gettati in prigione in un campo sulla diga, a 40 chilometri dal Cairo.

21 ottobre 2014

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