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"Nascondereste un ebreo dai nazisti?"

Nicholas Kristof si interroga sulle migrazioni di ieri e di oggi

Nicholas Kristof è una famosissima penna del New York Times. Racconta la condizione umana anche nei suoi aspetti di sofferenza, traendone sapientemente un messaggio, di lotta, di resistenza alle avversità, di speranza o di denuncia del male. 

Con il suo articolo del 17 settembre ha fatto di più. Alla vigilia dell'Assemblea dell'ONU che doveva tenersi di lì a due giorni al Palazzo di Vetro a New York con al centro la questione migranti, ha fatto appello ai dirigenti politici affinché non si comportino come a Evian nel 1938, quando trovarono molte eleganti scuse per respingere gli ebrei in fuga dal nazismo fuori dalle frontiere dei loro Stati. 

Kristof lo fa ricordando non solo la vicenda della sua famiglia, formata da polacchi che aderirono alla Resistenza. Va molto oltre il dato autobiografico e la propria sensibilità personale e inizia raccontando di Martha e Waitstill Sharp, i missionari americani per i quali, aiutare gli ebrei con coraggio durante il nazismo, lasciando negli USA i propri figli senza sapere se avrebbero potuto rivederli un giorno, significava che "tortura e morte erano soltanto punizioni naturali", 

La loro storia è raccontata nel documentario Defying the nazis ("disobbedire ai nazisti") di Ken Burns, che è stato trasmesso da PBS proprio martedì sera, mentre si concludeva il vertice dei leader mondiali all'ONU. 

Il nipote degli Sharp, Artemis Joukowsky, che ha ideato il film e contribuito alla sua realizzazione, ha dichiarato: "Ci sono paralleli" tra le vicende dei Giusti fra le nazioni e il mondo di oggi: infatti, continua, "i discorsi pubblici corrosivi, la xenofobia e il fatto di accusare i musulmani di tutti i nostri problemi sono simili all'antisemitismo degli anni Trenta e Quaranta". 

I Giusti fra le Nazioni americani sono tre: oltre agli Sharp, si annovera solo il giornalista Varian Fry. Un numero molto esiguo di americani, non solo di tedeschi o di giapponesi, osò infatti andare contro le politiche del proprio Paese, che negavano il visto agli ebrei in fuga dall'Europa. La maggior parte temeva i costi dell'accoglienza e che tra i ranghi degli immigrati si nascondessero spie. 

Ricordando questi parallelismi tra il mondo di ieri e di oggi, Kristof ricorda le responsabilità personali dei leader del pianeta e di tutti noi, e il fatto che ogni epoca storica ha i propri Giusti, che si oppongono al male del proprio tempo rischiando di persona. E anche in ogni Paese esistono i Giusti, perfino la Polonia da cui proviene il giornalista, un Paese a cui è attribuita una grande responsabilità collettiva, ma nella quale alcuni cittadini hanno saputo aiutare i disperati. 

Insomma, non c'è giustificazione alcuna, scrive Kristof, per chi, pur non causando direttamente un genocidio, rifiuta comunque l'aiuto ai perseguitati. Di questo i leader mondiali dovrebbero ricordarsi riconoscendo il valore esemplare delle azioni di persone come gli Sharp, la famiglia Ulma della Polonia - che fu sterminata dai nazisti con tutti e sei i suoi membri per avere aiutato gli ebrei - o Aristides de Sousa Mendes, il diplomatico del Portogallo che preferì "stare al fianco di Dio e non degli uomini" ed emettere numerosi visti per gli ebrei che cercavano una via di fuga a Bordeaux, dov'era console, salvando oltre 30.000 persone.

Questi Giusti non si limitavano a guardare il passato, né del loro Paese, né del mondo. Agirono nel presente che avevano di fronte, riuscendo a cambiarne quanto meno il significato e la direzionalità, grazie alla loro determinazione e alla loro forza di agire nel pieno del proprio potere personale e istituzionale a favore di persone minacciate da gravi persecuzioni. Allo stesso modo, come sottolinea Kristof, oggi i politici non dovrebbero soltanto fare belle dichiarazioni su ciò che accadde in passato agli ebrei, ma agire al giorno d'oggi in favore dei perseguitati odierni - che vengano dalla Siria, dalla Libia, dall'Eritrea o da altri Paesi dove si trovano in grave pericolo di vita a causa di guerre e regimi genocidari.


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