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Salonicco, 70 anni dopo

cresce l'attenzione sulla deportazione degli ebrei del 1943

Monumento in memoria degli ebrei di Salonicco

Monumento in memoria degli ebrei di Salonicco

Ricorre in questi giorni il 70esimo anniversario della deportazione degli ebrei di Salonicco. Più di 3.000 persone hanno partecipato sabato alla marcia organizzata nella città per ricordare questo tragico episodio, portandolo per la prima volta al centro del dibattito pubblico.

Gli stessi organizzatori si sono stupiti di una così ampia partecipazione, dove finora la commemorazione dell'Olocausto era sempre passata in secondo piano. Oltre a una piccola statua in memoria delle vittime, i 53.000 ebrei di Salonicco - circa la metà della popolazione totale della città - che furono quasi totalmente sterminati ad Auschwitz-Birkenau, sono ricordati solamente da alcune targhe nelle due sinagoghe della città. Il sindaco Yiannis Boutaris spiega questo fenomeno con una motivazione politica. Per secoli Salonicco ha fatto parte dell'impero ottomano, e la popolazione greca costituiva una minoranza nella città; nel '900 la necessità di costituire l'unità nazionale ha incentrato il discorso politico e culturale sulll'identità greca di Salonicco, utilizzando come elemento unificante il sentimento anti-turco e trascurando la componente ebraica.

Come spiegare allora la grande partecipazione di sabato? Certamente il miglioramento delle relazioni tra Grecia e Israele dopo le tensioni tra Gerusalemme e Ankara - ex alleato israeliano e storico nemico greco - ha indotto a prestare maggiore attenzione alla commemorazione dell'Olocausto e alle storie degli ebrei greci, tradotta nella partecipazione del World Jewish Congress alla marcia di Salonicco. Ma non può sfuggire il peso dell'attuale situazione interna di Atene.

La crisi finanziaria internazionale sta trasformando la società greca: le piazze protestano contro i provvedimenti di Berlino e nelle città si respira un forte spirito antitedesco. Fa riflettere il fatto che, proprio in questo momento, la Grecia e i suoi più alti rappresentanti abbiano voluto commemorare la distruzione della comunità ebraica di Salonicco da parte delle truppe naziste.

Il quadro è ulteriormente complicato dalla penetrazione del partito neonazista Alba Dorata, che cavalca gli umori popolari e ha permesso la diffusione di un forte movimento negazionista, contro cui Boutaris si è espresso duramente. "Con questa marcia - ha dichiarato il sindaco durante la commemorazione di sabato - stiamo mandando un messaggio chiaro: non c'è posto per chi non rispetta gli esseri umani e la democrazia. Questa è una marcia contro l'ideologia nazista, di cui sicuramente Alba Dorata è portatrice".

Lo stesso premier Antonis Samaras ha compiuto un atto storico: per la prima volta un Primo ministro in carica ha fatto visita a una sinagoga per ricordare la deportazione degli ebrei greci. Nonostante non si sia riferito direttamente ad Alba Dorata, Samaras si è impegnato a introdurre una nuova legge per prevenire l'ingresso in parlamento di partiti che negano apertamente l'Olocausto. "La Grecia è stata infettata da voci che cercano di far risorgere il razzismo - ha denunciato preoccupato il premier - i neo-nazisti sono apparsi di nuovo in Europa".

Trovi tutti i materiali e i documenti sulla deportazione degli ebrei di Salonicco
sul sito Wefor.

L'intervista di Gabriele Nissim e Ulianova Radice a Sami Leon, Mary e Miko Alvo, sopravvissuti alla Shoah, che raccontano come sono riusciti a salvarsi. Salonicco, 4 maggio 2010.

20 marzo 2013

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